Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/75

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canto terzo 65

31
     Io trovo ne’ romanzi di que’ tempi
certe avventure magre da pidocchi,
e fatti da sbavigli, cosí scempi,
di quei poeti, e lunghi un tirar d’occhi,
che riformavan quegli antichi esempi
di battaglie, di giostre e spade e stocchi;
onde le genti che leggevan quelli
erano imitator de’ scrittorelli.
32
     Or vi conduco a Marfisa e a Ruggero,
lo lasciai quella molto screditata,
ed il fratel disperato e in pensiero
pel caso che non s’era maritata.
E per casa diceva: — Per Dio vero,
non so che far di quella spiritata. —
La moglie Bradamante lo molesta,
tanto ch’egli è per spezzarsi la testa.
33
     Don Guottibuossi era suo confidente,
maestro a’ figliuoletti e fa il fattore;
teneva i conti diligentemente
e sprezza anche le legna per buon core.
È spenditor, mansionario e servente
di Bradamante, spia e imbasciatore;
ed andava anche in maschera con quella,
e non aveva trista la gonnella.
34
     Perocché prima di cantar la messa
avea dato il manipolo a baciare;
e Bradamante fu capitanessa
le genti al sacro bacio ad obbligare,
e delle mancie dispose con essa.
Per prima cosa s’ebbe a comperare
un vestito da maschera attillato,
e l’ebbe caro mezzo il ricavato.
e. Gozzi, La Marfisa bisxarra. 5