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88 la marfisa bizzarra

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     Rugger per il costume del paese
qualche libretto anch’ei doveva fare.
Dodone il santo, figliuol del danese,
gli aveva detto: — Non farneticare,
che un libriccin vo’ farti alle mie spese
da far Marco e Matteo divincolare. —
Ruggero ride e dice: — Essi hanno fame:
lasciagli star, vuoi tu che mangin strame? —
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     Dicea Dodon: — Non posso in coscienza,
che van guastando tutte le persone
con le lor stampe di mala influenza
e d’un costume contro la ragione.
Non vedi tu la lor trista semenza
omai salita in tal riputazione,
che sino ne’ collegi i frati pazzi
lascian che sia lo studio de’ ragazzi?
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     E imparano da quella uno stil grosso,
o veramente uno stil da bombarda,
metaforacce e qualche paradosso,
o versi goffi e frasi alla lombarda.
E dalle Madri tradite dir posso
ch’apprendano i fanciul, se ben si guarda,
a maledire i morti e i testamenti,
a beffeggiar le madri ed i parenti.
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     E contro il padre a por mano alla spada,
corrergli addosso per farlo morire;
a ingannar, a tradir qual sia la strada,
imparano i fanciul, se il ver vuoi dire.
Forse la scuoia lasciva t’aggrada
e la lussuria, i lazzi ed il languire
ás^V Impressario turco dalla Smirne,
e d’altri cento che non vo’ piú dime?