Pagina:Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu/298

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76 il corvo.

     Mil.                Sì, il confesso, (osservando il falcone, e il destriere)
     Ma si doni all’estrema debolezza
     Del mio genio alla caccia. Quel destriere.
     Quel falcon sono i due più rari oggetti,
     Che alla mia inclinazion servisser mai.
     Di chi sono? (Jennaro si mostrerà inquieto)
     Pant. De chi? De quel so fradelletto, che no sparagna mai attenzion per indovinar quali oggetti possa esser più grati a un’altro so fradelletto.
     Mil.                     Vi son grato all’estremo.
     Cari son quegli oggetti al fratel vostro.
     Jen. (da sè agitato) Del barbaro decreto ecco il principio.
     Coraggio. Sì, fratel, questo è un falcone,
                                                  (prende il falcone)
     Ch’è raro mostro di bravura, ed io
     Nelle man vostre lo consegno.
                         (va incontro a Millo col falcone)
     Mil. (con atto di contentezza appressandosi per riceverlo)
                              È vago.
     Quant’obbligo!...
     Jen. (smanioso a parte) Si salvino le luci
     Al fratel mio, (consegna a Millo il falcone, e nell’atto medesimo sfodera un coltello, che avrà nella cintura, recide il capo al falcone, lo getta in terra con impeto, e rimane ottuso).