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Pagina:Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu/326

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104 il corvto.


SCENA TERZA.

Leandro, Tartaglia, soldati e detti.


     Tart. Eccoci pronti, Maestà, (vedendo Jen.) Oh diavolo! ch’è quello, ch’io vedo!
     Lean. (sorpreso) Come! oh Cielo!
     Mil. Servi mal cauti, negligenti servi,
     Così del vostro Principe la vita
     Voi custodite? I miei sospetti forse
     V’uscir di mente? In questa estrema stanza
     Lasciate penetrare i traditori
     Contro agli ordini miei, (verso Jen. crollando il capo) Que’ traditori,
     Ch’osan col ferro ignudo, con un colpo
     Spezzar l’ultima porta, e in braccio al sonno
     Trucidar un fratello? Ah scellerato...
     Disarmatelo tosto.
     Tart. Io non intendo, come...
     Lean. Mio Re, noi siam confusi e non sappiamo,
     Come entrato qui sia...
     Jen. Sono innocenti.
     Io per un sotterraneo omai pel tempo
     Dimenticato, e dalla passione,
     Che mi trafìgge il seno, fatto industre,
     Qui giunsi, e per tuo amor giunsi, fratello;
     Col brando ignudo son, ma per tuo amore;
     Spezzai la porta, e per tuo amor ciò feci.
     Mil. Empio, qual scusa? qual amore, indegno?