Antichissima, e nuova, in cui si perde
La vita de’ mortali: e c’ha le foglie
Bianche al di sopra, e dal rovescio negre.
Co’ giorni suoi, colle sue notti è l’anno.
Pant. (allegro) Tartagia, el ga dà drento.
Tart. Sì in coscienza, di brocca, di brocca.
(tutti i Dottori in coro, dopo aver aperta l’altra carta suggellata)
Ottimamente: è l’anno, è l’anno, è l’anno.
Alt. (lieto) Quanta allegrezza! O Numi, al fin pervenga.
Zel. (a parte) Fosse l’ultimo questo!
Adel. (smaniosa a parte) Oimè! Lo perdo.
(basso a Turandot) Signora, ogni trionfo in un sol punto
Perdete nel Divan. Costui vi supera.
Tur. (sdegnosa basso) Taci. Pria cada il mondo,
e l’uman genere
Tutto perisca. (alto) Sappi, audace, stolto,
Ch’io t’abborisco più, quanto più speri
Di superarmi. Dal Divan te n’esci;
Fuggi l’ultimo enigma; il capo salva.
Cal. L’odio vostro, adorata Principessa,
Sol mi rincresce. Il capo mio sia tronco.
Se della pietà vostra non è degno.
Alt. Desisti, caro figlio, o tu, mia figlia.
Desisti di propor novelli enigmi.
Sia tuo Sposo costui, che tutto merta.
Tur. (collerica) Mio sposo! ch’io desista! Quella legge
Si de’ eseguir.