Pagina:Gozzi - Memorie Inutili, vol 1, 1910 - BEIC 1837632.djvu/105

Da Wikisource.

parte prima - capitolo xiv 99

della corte e della sua guardia, alla qual mensa non interveniva la di lui persona sublime.

L’Eccellenza sua non sapeva (tratte alcune buone anime pazienti o costrette dalla irreparabile necessitá) qual ciurma di gente sedeva a quella sua mensa, né le triviali bassezze che la deturpavano; ma io, che aveva uditi sino dal principio i discorsi imprudenti e infami che si facevano, le baruffe facchinesche che si accendevano tra commensale e commensale, tra commensale e staffiere, e veduti i tondi e i bicchier volar ne’ capi, pensando forse da ragazzo superbo, mi contentai di incontrare un debito di dugento ducati per allontanarmi da quella pericolosa prostituita utilitá.

Mi trovai a quel convito ch’io guardava come la cena di Tieste, soltanto ne’ giorni indispensabili ne’ quali mi toccava la guardia per ispezione.

Le relazioni e i computi ch’io do, fatti sull’economia de’ miei tre anni, devono certo parere miserabili piccolezze da omettersi, e non è vero. Prego il mio lettore, prima di dare questa sentenza, ad attendermi all’arrivo ch’io feci alla casa paterna desolata dalla pessima direzione, e al mio tentativo di por qualche argine nell’amministrazione per riparare inevitabili maggiori disordini. Egli vedrá nel séguito delle mie Memorie, che le teste riscaldate e colleriche de’ mortali sono fertilissime romanziere nell’inventare delle false accuse, e se sarò stato dipinto e predicato un scialacquatore, un rotto giuocatore e un disordinatore della famiglia ne’ sopra accennati tre anni, non averò avuto il torto ad esporre la veritá delle mie misere relazioni e i piú miseri miei conteggi sull’economia di quel triennio.

Non ebbi mai vergogna che tutto il mondo sapesse il mio stato ristretto, ed averei anzi della vergogna ad ostentare di possedere piú di ciò che possiedo.

Se mai mi riducessi ad un’estrema indigenza gettando il poco patrimonio che ho nelle concubine, nel lusso, nella galanteria e in simili virtú, accuserei me medesimo e non avrei la temeritá di accusare quelli che non aderissero a rimettere nelle mie mani de’ soccorsi onde poter io seguitare il corso delle mie