Pagina:Gozzi - Memorie Inutili, vol 1, 1910 - BEIC 1837632.djvu/127

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parte prima - capitolo xviii 121


Mentr’era io nel mio stanzino, studiando e discorrendo col mio minore fratello Almorò sopra alla scarsa scuola che aveva avuta, comparve mia madre in una veste assai filosofica, con un sussiego che dinotava del turbamento interno, ma che proccurava di celare sotto al suo contegno grave e flemmatico.

Rivolta sempre a me solo, con un contegno piú di giudice che di madre, fece una narrazione delle angustie nelle quali si trovava la famiglia. Disse che Dio benedetto l’aveva illuminata e soccorsa a trovare seicento ducati da un mercante benefico nel tale e tal modo; che il notaio era pronto per rogare l’istrumento; chiese a me che dicessi di quella provvidenza.

Lessi nel centro del suo cuore la infedeltá del signor Zini, e mi vidi perduto. Risposi rispettoso che veramente un tal contratto a me non sembrava provvidenza, ma che mio padre era padrone di far ciò che voleva senza rendere a’ figli suoi conto alcuno.

Ella s’accese e disse in atto minaccevole ch’era necessario anche il mio assenso e che non credeva ch’io avessi la imprudente audacia di tragiversare col mio dissenso un soccorso a mio padre e alla famiglia, nel stato in cui erano l’uno e l’altra.

Avrei voluto poter dire delle veritá senza pungere, ma ci sono delle veritá che, dette, pungono irreparabilmente. Risposi, e sempre con sommessione, che per mio padre averei dato il sangue, ma non mai l’assenso ad un contratto di tanto avvilimento e della specie dannosa di tanti contratti anteriori simili a quello, tutti figli d’una direzione desolatrice; che i buoni economi misuravano, prevedevano, e non si riducevano a vendere o ad ipotecare tratto tratto un pezzo del patrimonio per rammarginare le piaghe della incautela e del disordine; che per tal via la famiglia tutta averebbe in breve dovuto cercare un ricovero all’ospedale; che con tutte le incurie, le indirezioni e le vendite sino allor corse della cecitá, le rendite del patrimonio rimasto s’avvicinavano a tremila ducati l’anno, e ch’io non intendeva come ci fossero le estremitá ch’ella mi narrava; che chi non può mantenersi in una metropoli con decenza, può mantenersi nel Friuli con piú decenza e con due terzi meno di spesa, e che le case si affittano e non si vendono.