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120 memorie inutili


Egli mi promise tutto colle sue gote larghe e vermiglie, traendo una sua berretta da notte, ed ebbe l’ingegno di mostrarsi penetratissimo, quantunque le sue pesanti e interminabili proteste d’esserlo risvegliassero in me qualche dubbio. Non conosceva ancora abbastanza la natura degli uomini, e affogai i miei dubbi riducendomi alla buona fede.

Allegro come se avessi espugnata Gibilterra, tutto certezza d’aver impedita una vicenda spiacevole, da ragazzo di gran senno e di gran direzione, me ne andai a casa.

Non dissi nulla del passo da me fatto, nemmeno alle mie sorelle, perch’erano femmine, e attendeva il scioglimento del contratto senza scandali dalla parte dell’umanitá del signor Zini.

Ruminava intanto tra me come potessi aiutare mio padre nella brama ch’egli aveva di passare alla villa, e come potessi soccorrere la famiglia sino alla nuova ricolta alla quale solo mancavano tre mesi. Faceva de’ computi sul valore de’ miei vestiti, sopra un orologio, sopra una tabacchiera, dispostissimo a spogliarmi di tutto; ma i calcoli mi disperavano.

Non aveva altri veri amici fuori del signor Massimo, ch’era a Padova. Rifletteva ch’egli era creditore di dugento ducati e figlio di famiglia con suo padre vivente. Aveva però notizia che tanto il padre quanto il figlio, non che un altro di lui fratello, erano bensí avveduti con coloro che cercavano d’ingannarli, ma altrettanto eroi soccorritori liberali co’ loro amici veraci di buona e sincera volontá, e che avevano de’ modi da poter soccorrere. Quante volte nell’avvenire, ne’ casi miei burrascosi, ebbi occasione di conoscere queste veritá!

Andava disegnando su’ miei possibili i tentativi nel cercare le medicine, quando il signor Francesco Zini ruppe tutte le mie immaginazioni. Invasato egli dalla brama di possedere la nostra abitazione e di fare d’essa l’acquisto, pubblicò la mia comparsa da lui e i miei ragionamenti a suo modo.

Devo credere ch’egli abbia espresso che, se non si persuadeva il giovinastro ardito e torbido, ch’era stato a visitarlo, a prestare solenne assenso al contratto, egli non sborsava due lire.