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parte prima - capitolo xviii 119

vicinato e della contrada, la quale avrebbe detto: — Que’ signori sloggiano perché hanno venduta la casa! — Feci un ritratto del rossore, della mestizia e de’ pianti di molti della famiglia. Gli provai ch’egli acquistava una bella abitazione, ma che acquistava anche una bruttissima odiositá. Lo pregai con tutta la sommessione a far cadere da onest’uomo, con qualche buon pretesto, un contratto che non era ancor seguito per suo e per nostro bene.

Il signor Francesco Zini aggiunse ad un viso grasso, rosso, e beccato dal vaiuolo, i lineamenti della maraviglia, e mi rispose: ch’egli non intendeva la mia filastrocca; ch’era un galantuomo, che dava il suo sangue e non acqua per avere quella abitazione; ch’era stato assicurato dalla mia signora madre, dalla mia signora cognata e dal sensale intervenuto in quell’onorato negozio, che il mio signor padre cercava di farlo e che tutti i di lui figli maschi concorrevano anzi a farsi emancipare dal padre nel punto di rogare il contratto, per dare una robusta sussistenza e per salvezza del di lui innocente interesse; che quest’affare era stato combinato, e ch’era sullo scrittoio del signor marchese Suarez causidico suo difensore; che senza alcun dubbio, non emancipandosi i figli dal padre e non dando essi per tal modo un valido assenso al contratto perch’egli dovesse avere la sua ben giusta progressione durevole, non avrebbe esborsato un soldo se fosse caduto il mondo; ch’egli non era un sciocco da lasciarsi ficcare delle carote.

Lodai la cautela perspicace del pingue signor Zini. Rammemorai che mio fratello Francesco era nel Levante. Riprotestai ch’io non voleva né emanciparmi dal padre né dar consentimenti a costo della vita, e lo pregai con le piú mansuete forme a stornare il negozio con qualche facile e lecita scusa, e a non palesare ch’io fossi stato da lui a fare il detto uffizio. Gli feci toccare con le dita che agli occhi dell’uomo cristiano ed onesto le mie preghiere non potevano che comparire giustissime, e che il solo brutale averebbe potuto palesare il dissenso che gli giurava, facendo odioso al padre e alla madre un figlio onorato e innocente, con inutilitá del di lui interesse.