Pagina:Gozzi - Memorie Inutili, vol 1, 1910 - BEIC 1837632.djvu/155

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parte prima - capitolo xxiii 149

e colla speranza di troncare molte teste ad un’idra che soffiava veleno da tante parti.

Insistendo la madre e le sorelle (che poi si pentirono) di voler vivere unite alla famiglia del fratello Gasparo, quella ebbe da noi la conferma del pagamento della sua dote presso che al dieci per cento, e queste ebbero una somma annuale vitalizia, accordata a misura delle estenuate forze che rimanevano, con un patto d’accrescimento d’una somma determinata e d’anno fissato, estinti che fossero i debiti assunti da pagarsi, per i quali fu destinata un’antiparte che fu poscia a mio peso.

De’ beni del Friuli due agrimensori periti fecero quattro parti eguali. I beni di Venezia, della Bergamasca e della Vicentina furono divisi a rendita con un’altra scrittura firmata.

Mio fratello Gasparo ebbe desiderio d’avere nel suo partimento l’abitazione di sopra, ricuperata per la mancanza del padre, e condiscendemmo nella scrittura suddetta; e nella scrittura medesima cesse a noi tre fratelli l’albergo di sotto, che abitava, ma colla scrittura. Ognuno conobbe il suo patrimonio, cosí volendo il fratello Francesco per farsi diligente formica sul suo retaggio a piacere. Per tal modo tre fratelli che sembravano uniti, non rimasero uniti che coll’animo, e il patrimonio se ne andò in quarti. A me, oltre la mia porzione, rimase il peso di estinguere i debiti coll’antiparte, per dover rendere conto al fine d’ogn’anno dell’operato. Le pretese della cognata non furono considerate in quelle convenzioni, ma si vedrá che ho poi dovuto considerarle allor quando le sperate comiche miniere d’oro non furono che miniere di rovine sulle spalle dell’infelice indolente fratello.

Dopo tutti questi stabilimenti, col consenso de’ miei fratelli Francesco ed Almorò, prevedendo de’ casi mesti, mi sono espresso colla madre e colle sorelle, che in qualunque tempo e in qualunque evento averebbero trovato in noi tre fratelli un accoglimento filiale e fraterno.

Ognuno crederá che con tutti questi pensieri io non trovassi tempo da occupare ne’ miei studi geniali, e ognuno s’inganna. Non passava giorno ch’io non cercassi in quelli l’unico mio