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178 memorie inutili


I miei celebri avvocati signori Federico Todeschini e Francesco Massarini, uniti al signor Testa, dicevano per una apparente veritá che il fratello Gasparo faceva a noi tre quella lite.

Io conosceva l’indole pacifica del fratello e un animo in lui bensí capace di lasciar correre de’ disordini, o per aver la sua quiete o per la sua indolenza, ma non atto per se medesimo a promovere de’ litigi forensi.

Sapeva che non solo era disceso, per fuggire una tempesta di circuizioni, all’impresa teatrale, ma che dopo le divisioni seguite con noi, la moglie colla famiglia, senza rendere a lui conto alcuno, aveva cambiato d’abitazione piú di sei volte, per temperamento inquieto o, vogliamo dire, attivo, e ch’egli era andato a picchiare all’uscio degli alberghi primi, giá vuoti, per alloggiare, ricevendo le notizie, da’ vicini compassionevoli di vederlo stanco sul battitoio, che la di lui famiglia era uscita e andata ad abitare nella tale o tale contrada.

M’era noto che la moglie col suo nome aveva venduti de’ stabili sulla di lui vita di sua ragione, e che finalmente, per fuggire egli un vortice d’inquietudini, s’era prese due stanze in affitto lontane dalla sua famiglia, nelle quali, recato il monticello de’ libri suoi e sprofondato ne’ studi, cercava una pace che tuttavia non poteva avere, perocché un padre di famiglia che fugge da’ pensieri domestici non fa che tirarsi addosso de’ piú afflittivi pensieri di quelli che fugge.

Con questi ragguagli legittimi proccurava di assicurare i miei avvocati che il fratello non aveva parte alcuna nell’assalto delle pretensioni della moglie.

In questo piato quel Giovanni Antonio Gusèo, aderente della cognata, da me altre volte nominato, deponeva in giudizio colla esibizione d’un falsissimo giuramento, che noi tre fratelli avevamo ordinato e comandato a lui di rivedere e d’esaminare con tutto il rigore i conti dell’amministrazione tenuta dalla cognata, e che l’aveva ritrovata reale creditrice della somma ch’ella ci chiedeva.

Breve. Non valse nulla il profluvio delle nostre ragioni. Il dire che una femmina, entrata moglie in una famiglia senza alcuna