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parte prima - capitolo xxxii 187

la moglie, due figli maschi, tre figlie femmine del fratello, formava il numero.

Da quella parte si coltivava la vecchia nostra madre, sostituita erede dal defunto suo fratello Almorò Cesare Tiepolo nella di lui facoltá, alla mancanza della di lui sorella Girolama molto piú vecchia di mia madre.

Lo stato a cui si doveva pensare per tre figliuole del fratello Gasparo, ottime ragazze e che meritavano un tal pensiero, faceva ragionevole la coltivazione assidua usata dalla famiglia di mio fratello sull’animo della nostra madre, non meno che sull’animo della di lei piú vecchia sorella.

Vorrei che quella coltivazione fosse stata colla sola sopraddetta innocente mira, e non fosse stata contaminata da alcuni vermicelli di vendetta, dalla vana supposizione di possedere delle ricchezze e dalla ridicola ambizione di dilatare un dominio nell’aria. Simili coltivazioni non vanno mai disgiunte da qualche cattivo uffizio contro a quelli che potrebbero e dovrebbero per jus di natura partecipare d’un benefizio testamentario, massime se non l’hanno demeritato.

Non so che i miei due fratelli Francesco ed Almorò, ambi maritati ed ambi padri di figli legittimi a’ tempi della morte della zia e della madre, abbiano demeritato colla madre e colla zia loro, e anzi m’è noto che il secondo di questi ha sudato per molti anni a servire di fattore di villa alla zia, che s’era saviamente ritirata alla campagna per vivere in una misurata economia e per espurgare la ereditá da’ molti debiti lasciati dal di lei fratello.

Mi risovviene dal canto mio d’aver fatto verso mia madre ognora il dovere di figlio, e verso la zia il dovere di nipote. Fui per questa opponitore alle stragi che le minacciavano i creditori del defunto mio zio, di lei fratello, riducendoli a ricevere i loro crediti senza alcun frutto e divisi in annate per tutti quegli anni che a lei accomodarono. Fui per questa proccuratore, pagatore, mediatore per tutto il tempo ch’ella visse, rendendole esatto e pontuale conto ogn’anno di ciò che aveva avuto e di ciò che aveva pagato. Sostenni sempre, senza studio e naturalmente, l’ingenuo aspetto d’un dovere di parentela, e non quello di coltivatore