Pagina:Gozzi - Memorie Inutili, vol 1, 1910 - BEIC 1837632.djvu/220

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214 memorie inutili

a ristringersi alla bassezza de’ Pettegolezzi delle donne, delle Femmine gelose della signora Lucrezia, della Putta onorata, della Bona muger, de’ Rusteghi, de’ Toderi brontoloni, e di consimili argomenti proporzionati alla sua vena, ne’ quali, in vero, egli aveva un’abilitá indicibile d’innestare tutti i dialoghi in dialetto veneziano, che ricopiava con immensa fatica manuale nelle famiglie del basso popolo, nelle taverne, nelle biscaccie, a’ tragitti, ne’ caffè, nelle casipole a pian terreno e ne’ piú nascosti vicoli di Venezia, divertendo moltissimo ne’ teatri con un mendicume di veritá, e di veritá insolite da vedersi illuminate, decorate e recitate sulle scene da degli attori esattissimi nell’obbedirlo ad esporre pazientemente con una naturale imitazione le popolari sue farse.

Sostenni e provai che nelle sue produzioni sceniche egli aveva frequentemente addossati le truffe, le barerie e il ridicolo a’ suoi personaggi nobili, e le azioni eroiche serie e generose a’ suoi personaggi della plebe, per cattivarsi l'animo del romoroso sostenitore del grosso numero di quella ch’è sempre invidiosa e collerica colla maggioranza de’ gradi e con un pubblico mal esempio contrario all’ordine indispensabile della subordinazione.

Sostenni e provai che la sua Putta onorata non era onorata, e una filza d’altri consimili sbagli suoi; ch’egli aveva adulato il vizio allettando e predicata la virtú seccando, e siccome il Teatro comico dalle quattro bocche s’era protestato di voler fare abolire le quattro benemerite facete maschere del teatro antico italiano, e la innocente materiale commedia improvvisa dell’arte, trattandola, con impostura e sconoscenza, da goffa, da immodesta e da perniziosa, sostenni e provai che l’opere sue teatrali erano in cento doppi piú lascive, piú immodeste e piú perniziose di quella, sulla popolazione. Una selva foltissima di espressioni oscene, di circostanze solleticatrici la lussuria, di equivoci sporchi e di laidezze, ch’io aveva ricopiate in serie nel mio libretto dalle sue opere stesse ch’egli aveva date alle stampe, era la mia convincente prova.

La mostruosa maschera si difendeva assai male, come fa chi ha torto, e avvolgendosi intorno mi chiamava satirico, indiscreto,