Pagina:Gozzi - Memorie Inutili, vol 1, 1910 - BEIC 1837632.djvu/249

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memorie inutili 243


È certo che se scrivessi que’ volumi a’ dí nostri e dopo aver letta la certa sua morte ne' documenti veridici delle vostre Memorie ultime, adopererei il mio inchiostro diversamente, perch’io so non «infierire contro a’ cadaveri», quantunque il vostro Supplemento alla «Narrazione» di quel sventurato defunto non mi dia buon esempio in sul proposito del rispettare i cadaveri né i viventi.

Vorrei poter capire il significato e la intenzione delle vostre parole enfatiche poetiche, e che ricordano il paganesimo nell’etá nostra evangelica, cioè «ch’io non vorrò portar ferite all’ombra ancora sdegnata e minacciosa e invulnerabile del Gratarol».

Macchinereste voi d’usare ancora della occulta tirannide di quella oligarchia che in un provvido governo democratico di libertá si vuol sbarbicata?

L’uomo che difende la propria riputazione coll’arma semplice della veritá dalle ferite d’una calunniosa menzogna, non è feritore.

Restami a dirvi le ragioni per le quali intitolo i miei volumi: Memorie inutili della vita di Carlo Gozzi scritte da lui medesimo e da lui pubblicate per umiltá, ma che voi vorreste un po’ troppo «inutili».

La prima ragione è quella della mia umiltá, non avendo io alcuna presunzione di me medesimo per credere che ci sia alcun bramoso di leggere il corso della mia vita, né alcuna considerazione o baldanza per li scritti miei.

La seconda ragione è quella che, siccome gli accidenti della mia vita sono di poco rimarco e non atti ad interessare, cosí le narrazioni veridiche di quelli non mi servirono che d’un pretesto per poter empiere i miei grossi volumi di riflessioni di quella morale ch’io sempre credei la piú sana e la piú utile per il mio prossimo, e che da cinquant’anni ho predicata nei pubblici teatri e ne’ miei fogli stampati, e sempre con una perfettissima inutilitá.

La scienza ingegnosa del nostro secolo, che da gran tempo va fiancheggiando e adulando con molta industria le passioni della umanitá, dipingendo da pregiudizi le massime della morale di tanti secoli al nostro secolo anteriori, ha seminato una mèsse