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242 memorie inutili


Leggerete con sofferenza e calma di spirito le mie ingenue Memorie; e se trovate in esse che l’amico vostro abbia proccurato di lacerare la mia buona fama per una iraconda, cervicosa e mendace prevenzione contro di me, espurgate la sua memoria da un errore che la contamina, e pubblicate la ritrattazione da lui promessa in risarcimento del buon nome d’un vostro concittadino e confratello d’onore, se è vero che voi lo crediate «assai rispettabile».

Il confessare un errore è virtú. Al sostenere indelebile un errore che denigra la fama d’un uomo onesto, incapace d’offendere nessuno, lascio a voi l’arbitrio di dare l’attributo e gli epiteti che se gli convengono.

Se però sembra a voi di poter cavillare contro alla veritá de’ fatti contenuti relativamente a me dalle mie Memorie, e credete di poter sostenere, colla cieca lusinga di fare un’eroica azione, de’ libelli infamatori scagliati contro la mia persona da un disperato in errore, compatibile ma non difendibile, la vostra penna dovrá avere la stessa libertá della mia.

Mi lusingo che abbiate a conoscere che il tener occupate le penne a’ nostri giorni nel lezzo d’un argomento affatto antidemocratico e il dar pascolo a degl’ingordi indiscreti librai, fomentatori di queste tali lordissime effimere controversie, sia cosa contraria alla vostra e alla mia onestá.

Contemplate, vi prego, i primi due volumi delle mie Memorie col pensiero all’anno 1780; tempo in cui furono da me scritti, e tempo in cui il misero Gratarol, acceso e ingannato dalle sue vertigini, volle fare il pittore e darvi un ritratto mostruoso e di false tinte del mio carattere per farmi abborrire da tutti i vivi, se gli fosse riuscito.

È cosa naturale che, ferito io sull’onore ingiustamente in que’ giorni, senza però usare pennellate come le sue, triviali, basse e indecenti ad un ritrattista educato, abbia adoperato un pennello piú del suo veritiero e legittimo.

Non vi scandalezzate. I miei tratti non sono che veritá, e non frutti d’un livore ch’io non ebbi giammai né contro quell’esule bersagliato né contro altra persona di questo mondo.