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parte seconda - capitolo v 273


Egli mi disse che lasciava un foglio in bianco firmata dal patrizio Vettore Sandi, celebre avvocato, e la facoltá di stabilire un accordo. Non mi disse però d’aver lasciata all’Eccellenza Sua una secreta commissione tanto limitata e ristretta che averebbe impedito l’accordo da me bramato.

Ventitré giorni di conferenze, che coll’assistenza d’un mio avvocato, conte Giovan Battista Seriman, tenni con Sua Eccellenza e che mi costarono piú zecchini che giornate, che terminarono con un incendio appiccato con un cerino a quanto si era scritto; il tempo delle villeggiature sopraggiunto, in cui si chiudono i tribunali; il viaggio intrapreso per Vienna comodamente dal signor marchese mio avversario; tutto mi disse che la mia buona fede non era stata che una sciocchezza alimentata dalla lusinghevole brama di trarmi da un imbroglio fastidioso.

Desiderava d’uscire dalla vita del litigante, bene o male me ne venisse. Non conosceva niente di piú cattivo del condurre i miei giorni in un litigioso contrasto, che aveva un’apparenza d’eternitá, e in una incertezza di stato.

Ottenni una giornata nuovamente alla Quarantia da poter far tuonare le mie ragioni, e posi di nuovo in ordine i miei avvocati, i quali furono li signori conte Cesare Santonini e conte Giuseppe Alcaini.

Vidi ardenti di zelo que’ due miei difensori, i quali fecero due arringhi tanto chiari e tanto robusti e convincenti che a fronte de’ loro competitori, signori Cordellina e Todeschini, vinsero la mia causa con abbondanza di voti.

Si crederá facilmente ch’io guardi ancora gli accennati miei due difensori come due geni tutelari. Non è tuttavia uno spirito d’interesse che me li faccia contemplare per tali: è l’impegno con cui li vidi sostenere le mie ragioni, mossi dal misero stato nel quale mi vedevano involto.

Io non aveva con quelle due cause vinto che il porre al di sotto il feroce avversario mio. Restava a lui la facoltá di poter ripristinare le sue ragioni a’ magistrati di prima istanza e di portare i litigi sino al giorno del giudizio universale.