Pagina:Gozzi - Memorie Inutili, vol 1, 1910 - BEIC 1837632.djvu/287

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parte seconda - capitolo vii 281


Ci fu qualche disparere sopra all’onorario e sopra alcune convenienze; ma andando io e tornando, trattando e spianando difficoltá da abile comico sensale, ridussi la faccenda in accordo.

Giunto al momento in cui mi recai per farle firmare i patti, la bella giovine mi venne incontro con una mestizia in sul viso che la faceva piú bella. Sembrava che non avesse cuore di favellarmi. Io non intendeva la sua sospensione, e le dava coraggio. Ella mi disse finalmente, con qualche lacrima che le donava maggior grazia, che i di lei compagni e le di lei compagne, i quali avevano penetrata la sua diserzione, avevano pianto dirottamente, se le erano prostrati ginocchioni alle piante, pregandola a non abbandonarli ad una certa rovina se rimanevano senza lei, e ch’ella, commossa lo spirito dalla compassione, aveva ciecamente soscritto un contratto di rimanere nella lor societá per alcuni anni ancora.

In vero conosceva quella giovine d’un animo sensibilissimo, ma non la credeva capace d’una cosí fatta mancanza per sensibilitá. Ella averá avute delle altre forti ragioni di deludere i patti che aveva con me, e se mai ella scriverá le memorie della sua vita, si potranno leggere.

Avrei dovuto perdere il mio risibile nuovamente, come feci col Derbes mio compare, ma a fronte di tanta bellezza non potei farlo. Le infinite politezze cordiali che ho ricevute da quella giovane coll’andare del tempo, non mi lasciano pentimento di non essermi incollerito di quella mancanza, e m’obbliga un debito di giustizia a confessare in lei tutti gli attributi che sarebbero pregiabili in una dama.

Ella ha abbandonata in etá giovanile la comica professione, in cui si distingueva dalle altre attrici per abilitá e per educazione, pochi anni dopo l’accennato accidente, e s’è ben meritata la fortuna che la pose in istato di poter fare un tal passo, per dedicarsi, com’ella fa con tutto lo spirito, a istillare in due suoi figliuoletti le massime piú austere della virtú sociale e spirituale.

Mi contentai quel giorno di risponderle con viso sorridente ch’ella era padrona di se medesima, e che qualunque prima