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298 memorie inutili

di fare dell’amante tenero, benefico, cauto rispettatore della buona fama d’una donna, e dell’ipocrita, una famiglia medesima, per difesa al di lui schifo costume.

Il mio diletto per il teatro, la mia brama di conoscere e di osservare tutti i ceti degli abitatori del nostro mondo, il mio dar gratis tutte l’opere sceniche mie quali si sieno, il buon avvenimento di quelle mi fecero tanto noto che tutte le persone le quali esercitano le professioni teatrali della comica, della musica, della danza, crederono di avere un indispensabile bisogno del mio consiglio, del mio parere e del mio aiuto nelle rappresentazioni, ne’ prologhi, negli addio, ne’ metri da caricare di note, nelle idee e nelle direzioni de’ balli pantomimi, tragici, comici, ecc.

Ho tenuta pratica famigliare perciò nel mio albergo, negli alberghi altrui, ne’ teatri e per le vie, pubblicamente e senza alcuna riserva, con un numero innumerabile di comici, di comiche, di maestri di musica, di canterini, di canterine, di ballerini e di ballerine.

Se le voci d’una infinita schiera di virtuosi, e spezialmente di virtuose teatrali, possono fare una legittima testimonianza, si troverá ch’io fui con quelli soccorritore non mai venale, e con queste uno scherzevole urbano satirico, e piú utile amico che galante dimonio seduttore, che ridicolo vagheggino e che animale dissoluto.

Le Memorie della mia vita, le confessioni ch’io farò de’ miei amori e queste solenni pratiche d’una lunga serie d’anni dovrebbero dimostrarmi a tutte le occhiaie de’ viventi spregiudicato abbastanza e salvarmi dal brutto nome d’ipocrita, da me in tutte l’opere mie perseguitato, calpestato e deriso.

Non mi crederei spregiudicato ma stolto, se nel mezzo a queste pratiche, orbo per amore delle veneri sceniche, avessi sbilanciata la mia economia per fare il generoso, guidato da’ trasporti della passione e del vizio; se fossi caduto nel laccio d’un matrimonio di conseguenza dannosa alla mia famiglia, a’ miei parenti ed al buon nome di me medesimo; se fossi stato un turpe mezzo, anche innocente, allo sfogo delle altrui concupiscenze.