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parte seconda - capitolo xi 299


Molte superioritá chiamate filosofiche de’ nostri giorni non sono che bestialitá, le quali saranno derise e sprezzate in ogni secolo dall’unanimitá di tutto il mondo; e chi si beffa del giudizio di tutto il mondo è condannato da tutto il mondo all’ospedale de’ pazzi, in cui può a suo senno pavoneggiarsi co’ suoi pochi sozi, commiserando comicamente la generalitá degli uomini, come un filosofo dicentesi spregiudicato.

Alcun sciocco potrá credere ch’io cerchi della giustificazione e degli elogi in questa mia digressione. Cotesti sciocchi maliziosi non dubitino. Nelle veritá ch’io sono per dire intorno alla mia amicizia con la Ricci, mi troveranno piú sciocco e piú ridicolo ch’essi non sono.

M’era internamente proposto di far tutto il bene a me possibile a quella giovane, certo di fare un bene nel tempo medesimo alla societá comica da me protetta, se avessi potuto far d’essa una buona attrice, facendo smentire tutti i di lei nimici e vincendo l’opinione favorevole che aveva pronunziata in di lei vantaggio, di troppo combattuta.

Ella aveva dello spirito, una buona voce, una memoria felice, una velocitá di comprendere sorprendente, un buon aspetto, e sapeva accomodarsi leggiadramente per il teatro.

Era mancante di attenzione ne’ dialoghi delle sue scene, mancante di naturalezza e mancante di vera sensibilitá nelle parti che rappresentava; difetti nimicissimi alla necessaria illusione teatrale, ma difetti ch’io m’avvedeva succedere dalla poca intelligenza, dal poco impegno del cuore e dalle distrazioni donnesche.

Qualche coltura letteraria avrebbe potuto soccorrerla; ma ella era spoglia affatto di cotesta coltura, come sono, forse per un abbandono di Melpomene e di Talia, quasi tutte le attrici dell’Italia.

Ella medesima mi confessava che, tra cinque o piú di lei sorelle, era stata la piú trascurata; che aveva avuti alcuni principi nella scola della danza, ma che, apparendo dalla fiacchezza nelle sue ginocchia la fisica impossibilitá di poter riuscire una buona ballerina, la madre, povera e priva del marito o col marito