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354 memorie inutili

delle vostre lettere? Se quello che vi scrive fosse anche uno di quegli amanti che voi comiche lasciate nei paesi dove foste, per consueto, qual diritto ho io sopra voi d’impedire che non abbiate di questi tali amanti corrispondenti?

— Eh! non si tratta di amanti — rispos’ella riscaldata, aprendo e leggendo la sua lettera.

Terminata la lettura, titubò alquanto, indi mi presentò il foglio dicendo: — A lei non voglio celar nulla. Legga questo foglio, vedrá che non si tratta di amori.

— Voi avete — diss’io — dimostrato tanto cruccio contro la serva che v’ha data la lettera me presente, che basta ad assicurarmi ch’ella contiene degli arcani che avereste voluto celarmi. Non voglio leggere i vostri fatti. — Rifiutai di leggere.

— Lei sappia dunque — diss’ella — che a Torino, dove fui, conobbi certa madama Rasetti, donna di gran proposito, che ha il marito a Parigi. Ella mi compianse di vedermi nel mezzo a questi comici italianacci. Mi diè coraggio e m’esortò a fare un poco di miglior uso del mio amor proprio. Promise col mezzo del di lei marito di trattare e di farmi passare nel teatro italiano di Parigi, dove potrò fare delle fortune considerabili. Quello che mi scrive è un abatino torinese, che è a parte di questo trattato e maneggiatore abilissimo. Egli mi dá ragguaglio che la faccenda è a buon porto.

— Buono! — rispos’io con perfetta flemma — questo è ben dare la dovuta considerazione al maneggio che tenni per voi col Sacchi, alla scrittura firmata con la comminatoria penale e a l’essermi io fatto mallevadore, col vostro assenso, che non succederebbero altre inquietezze e mancanze. Non sono però dal canto mio per oppormi a ciò che credete vostra fortuna, fomentata dalle adulazioni degli abatini e delle madame Rasetti, e vi dono anche il perdono della cattiva figura che mi fate fare con un comico. Non posso però dispensarvi dal dare un cenno al Sacchi di questo vostro trattato, onde la povera compagnia possa per tempo aver in vista e contrattare una prima attrice che subentri nel vostro posto. Questa è cosa indispensabile.

— Ecco la ragione — disse la Ricci ringalluzzata — per cui