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358 memorie inutili

e dialogato in versi l’atto primo di una commedia ch’io intitolai: Le droghe d’amore. Una commedia spagnola di Tirso da Molina, antico autore spagnolo, esibitami dal Sacchi come buon argomento, intitolata: Celos con celos se curan, risvegliò in me l’idea di riedificare il mio dramma sul puro fondo di quella.

Pochissimo persuaso dell’opera mia, andava a rilento, e l’aveva anzi posta e abbandonata da un canto per non terminarla, come feci di molti argomenti, cominciati a comporre e scagliati ne’ scartafacci inutili.

Fu nella novena del natale di quell’anno 1775 ch’io fui sorpreso da un reuma pertinace con una febbre reumatica, la qual febbre degenerata in una di quelle febbri che i medici chiamano putride, fui obbligato dal male, dalla stagione rigida, dall’intemperie e dal medico a rimanere chiuso in casa da trenta e piú giorni.

La Ricci conservava con me delle amichevoli apparenze indefessamente, ed entrato anche il carnovale, tutte le sere che non era obbligata al teatro veniva col marito a tenermi compagnia.

Il patrizio veneto Paolo Balbi, il dottore Andrea Comparetti, ora rinomato professore nell’universitá di Padova, il signor Raffaele Todeschini, onestissimo amico mio, un mio nipote, figlio di mio fratello Gasparo, il signor Carlo Mattei, illibato mercante che mi amava, il signor Michele Molinari, parzialissimo dell’opere mie quali si fossero, e talora la Ricci col marito, e qualche attore della compagnia del Sacchi quando non era obbligato alle recite, formavano la brigatella della serale mia conversazione nel tempo d’una lunga e tediosa convalescenza che mi tratteneva chiuso nella mia abitazione.

L’ozio, che fu sempre mio nimico, e le molte ore di solitudine mi fecero ripigliare il pensiero di dar fine alla mia commedia Le droghe d’amore, per occuparmi e sentir meno la noia.

Quanto piú m’inoltrava in quell’opera, tanto piú mi sembrava snervata, lunga e tediosa, e mi determinava a scagliarla tra le cose inutili.

Gli argomenti del teatro spagnolo contengono per lo piú in essi tanta favolosa inverisimiglianza che, per sedurre gli