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parte prima - capitolo xi 87

da uno de’ primi signori di quella cittá. Resistemmo sino al giorno col cranio intero, ad onore del costume d’Italia.

Tra la gioventú militare, disoccupata ed oziosa, un giovinotto fa de’ miracoli se conserva nello spirito il germe de’ buoni principi bevuti nella sua famiglia.

Se non discende ad uniformarsi al costume, alle imprudenze ed alle sfrenatezze degli altri, è non curato, sprezzato e deriso. La rattenutezza e i sani riguardi sono sciocche viltá dell’animo, e il particolarizzarsi è una satira agli altri che lo rende odioso. Sciagura omai resa comune anche fuori dell’armata. S’egli discende ad unirsi, il giuoco, le femmine, la crapula lo rovinano nello stato, nella salute e nella buona fama, e le impertinenze sopraffattici, dette sollazzi scherzevoli, mettono a pericolo la di lui vita.

Posso vantare senza esagerazione d’aver fatto il miracolo di non aver mai giuocato che piccioli giuochi, di non essermi mai abbandonato alle sbrigliatezze della lussuria, d’aver custoditi nel cuore i principi della mia famigliare educazione e d’essere stato amato da tutti per una misurata condiscendenza e fratellanza apparente, ch’io credei necessaria a costo di qualche pericolo, sempre però colla massima fissa di non voler lasciare una trista opinione di me negli animi generalmente corrotti nel costume dell’armata, e coll’altra massima di non seguire la professione del soldato al terminare del mio triennio.