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86 memorie inutili

pensammo di lasciarli passare accompagnandoli con non meno fiero sguardo. Forse per darci tempo ad un atto di contrizione o di fare un riflesso prudente che ci facesse risolvere ad abbandonare il posto, seguirono il loro viaggio sino al fondo di quella via rivolgendosi a noi di nuovo.

Quegl’imbacuccati conoscevano male la nostra bestialitá. Rinnovellammo il canto ed il suono con maggior fracasso. Ritornarono al nostro verso con un passo da risoluzione, e trovando di nuovo i lor due nimici galletti temerari colle pistolette inarcate e in guardia, pensarono che fosse meglio l’oltrepassare e il ritirarsi senza piú lasciarsi vedere.

Allora il nostro strimpellare e le nostre urla musicali seguitarono sino all’alba; ma, vedendo apertamente ch’eravamo rimasti padroni assoluti del campo, con delle risa sbardellate sopra la vittoria ottenuta dalla nostra stolida audacia in difesa de’ bei costumi dell’Italia, si ritirammo per dormire alquanto.

Credo che la partenza della corte generalizia da quella cittá, che dovemmo seguire anche noi un giorno dopo quella memorabile impresa, abbia impedito che ne’ successivi giorni delle occulte archibugiate non abbassassero il nostro orgoglioso trionfo. Ho sempre considerato, piú che grandezza d’animo, sbalordimento e cecitá di cervello, il nostro coraggio in quel cimento. Interpretai che si abbia voluto farci fuggire per semplice paura, o che il riflesso sulla nostra imminente partenza o sull’essere noi persone del séguito e della corte d’un rispettabile capo di quelle provincie, trattenesse le archibugiate di que’ buduani feroci, piú che il timore della insana paura di due mal armati arroganti insetti.

Potrei narrare una serie infinita di occasioni incontrate di questo genere da farsi ammazzare con quell’onore che può dare il morire per sostenere delle impertinenze che disonorano, condannabili, e de’ puerili puntigli.

A Spalato, di notte, una delle nostre serenate fu soggetta a un’orrida tempesta di gravissime pietre, che si fece saltare come caprioli per scansarle, ma non mai per fuggire. Volemmo esaltare una bella ragazza di Raugia ivi mantenuta e amoreggiata