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90 memorie inutili

né piú tardi né piú disperati né piú folli né piú impossibili a eseguirsi di quello ch’erano.

Io non poteva né potrò mai credere il Gratarol imbecille a segno d’avermi proposta cosa dal canto mio fattibile, e nel momento in cui finalmente espresse ciò ch’egli pretendeva da me non come «precario» ma come «ragionatore», mi determinai a guardar lui come un circuitore maligno e a guardare il Maffei come un uomo di troppo buona fede, troppo dabbene e trappolato da un raggiratore violento. Veniamo allo sdruscito e sfasciato «strettoio» del Gratarol.

— Il Sacchi capocomico — diss’egli — ha tanti vincoli con lei per le beneficenze ricevute d’opere teatrali donate che gli fruttarono de’ tesori: deve anche avere una naturale lusinga d’averne tante altre che non può mai negare a lei la richiesta di sospendere per sempre la riproduzione in teatro della sua commedia: Le droghe d’amore. So anche ch’egli ha detto che in ciò dal canto suo è per dipendere dalla di lei volontá.

Ecco la seconda parte e la conclusione del non meno intempestivo che insensato ragionamento del Gratarol.

— Il patrizio padrone del teatro — proseguí egli trattando quel senatore con degli epiteti che al tempo d’Esopo un rozzone sboccato averebbe avuto riguardo a proferire — è impegnatissimo, è vero, a volere che la commedia si riproduca. Ma chi è questo padrone? So ch’egli è una persona che per patto della scrittura di convenzione ch’egli ha col Sacchi non può impacciarsi nella direzione della scena e non può impedire che la comica compagnia esponga piú quella rappresentazione che un’altra. So anche piú — soggiunse egli, — che appunto quando il padrone del teatro desidera che sia recitata una commedia, il Sacchi ne recita un’altra per mostrar noncuranza. Oltre a ciò non è possibile che nemmeno il padrone si opponga alla di lei premura per dare un disgusto a un autore che con le di lui produzioni può dare in avvenire molta utilitá a’ suoi ricavati teatrali. Adunque — concluse il Gratarol — se il Sacchi non può negare a lei di non riprodurre Le droghe d’amore, se il padrone del teatro non può obbligare il Sacchi a riprodurre