Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/12

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Nel manifesto che precedette quest’opera (quello della prima edizione), avendo io condannato tutte le altre grammatiche per insufficienti e difettose, lo qual motivo m’avea indotto a scrivere la presente, fu detto da alcuni essere oggimai cosa nota, chi pubblica un libro, sprezzare e cercar di distruggere la riputazione degli altri che trattano della stessa materia. Ora, io rispondo che per ciò produssi in quello l’opinione di due letterati sopra la medesima necessità d’una grammatica; i quali, per non avere quel fine che a me si poteva attribuire, dovean essere imparziali. Senza che, potrà il lettore giudicare da per se, dalla seguente definizione di una parola che dà la grammatica del Corticelli, la quale ha voce d’esser la migliore!

costruzione della preposizione di

1. Di serve ordinariamente al genitivo di cui è segno; per esempio,

Erano gli anni . . . . al numero pervenuti di mille trecento etc. B.

2. Serve talvolta al dativo in vece di a.

Erano uomini e femmine di grosso ingegno; e i più di tali servigi non usati. B.

3. Serve anche all’ablativo in vece di da.

Il Guardastagno, passato di quella lancia, cadde. B.

4. Parimente serve all’ablativo in vece di con o in.

Maestri, lavorate di forza. B. Dimmi di che io t’ho offeso. B.

5. Fa ancora le veci di per.

Egli piangeva; e di grande pietà, non potea motto fare. B.

6. Serve altresì all’accusativo e all’ablativo in vece dell’in e dell’inter de’ Latini.

La natura umana è perfettissima delle altre nature di quaggiù. D.

7. Talora è segno di particolarità, e vale alcuni o alquanti.

Ebbevi di quelli che intender vollono alla melanese. B.

8. È ancora contrassegno o titolo, ma incorporata coll’articolo.

Siccome il Tamagnin della porta. B.