Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/193

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i66 Quando il verbo Dell* imperativo è accompagoato dal- la negaiione , la regola è osservata da tutti i classici, di por- re il pronome tra questa e quello ; onde io biasimo il dire col Monti: V ira è insano affètto ^ ma non confonderla con lo sdegno^affetto magnanimo^ in vece di, non la confondere^ espressione più bella e di forza maggiore, ma si trova spes- so il pronome posto tra la negazione e il verbo anche nei participj e nelP infinito: Io ìH)* far teista di non la conosce^ re; F. Fuggi il male; o, non lo potendo fuggire^ sopporta- lo come uomo. M* E in questi casi, per non esser regola sta* bile, ciò dà alia dizione un* aria d* eleganza. I . àfE LA fORTA in una scodella ^argento. B. a. Pren- dendo tempo com^nei^ole^ cu mostra interamente il mio ardore^ e in tutto t* ìncegna di far che la cosa abbia ejfet* to. B. 3 Egli sbadigliasHi e stropìccìakasì gli occhi. B. 4- La donna vedendolo^ e udendolo prji^goiìo che svenisse nella torre. B« 5* Ond* io fui tratto fiior delf ampia gola d inferno per mostrarli^ e mostrbrouì oltre quanto *l po- trà menar mia scuola. D. 6. yòi non gli Potete né ì^edc' te né udire. B. 7* Dìile che vada per lei. B. S. Fagli vezzi^ e DAGLI ben da mangiare. B< g. Molti% nel cercare if aver più pane che bisogno non era ìoro^ perirono a- cerbi. B. I primi tre esempj fanno vedere che, a chi ha già fran«  ca la mano nello scrivere è lecito talvolta violare le regole qua sopra accennate del luogo che debbon tenere i prono-* mi /b, hf gli^ /e, Ji, rispetto al verbo. La forma me la por^ ta sta nei primo esempio in luogo di portamela^ la quale è più imperiosa per V accento che ha in su la prima ; e così le forme, g/i mostra e t^ ingegna più convengono a chi prega