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Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/223

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il condtmneiH>le biasimar abbiasi pur la giasta meritata lo- de per il bello e il buono che ci ha lasciato. A dir bene, do- yea dunque il Bartoli dire per divenir grande^ e non era ; e se i tre buoni esempj che ho citati non bastano, eccone dne altri, 1* ano del Gelli e T altro del Davansati: Compare^ e* bisogna sconciarsi a queste cose» S bisogna anche pote^ MUg^ comare. Non è cluaro se ei mostrò segni di svelenai chi diceva sì soiroi chi sì non sono.^ Nella leggiadra tradusione dal Greco degli Aaiori di Dafni e Cloe di Luogo Sofista fatta da Annibal Caro , tro«  Tai questa espressione: Io son moro ( dice Dafni ) ; /o è oa- che il giacinto^ il che mi fece rimanere alquanto sospeso a vedere, in quel vero modello di perfetto stile, lo è, in vece di è moroi perciò che non m* era mai avvenuto di trovare al- cun gallicismo negli scritti suoi; e basterebbe questo /o,e qnd ne avanti combattuto, a sporcare tutto il suo Dafni e la sua Cloe. Ma il dispiacere fu ben presto rimosso, scorgendo in una nota che quelle parole non erano della traduzione del Caro, ma contenute in un supplemento ritrovato nel codice LaurenzianOv tradotto dal Prof. Leb. Ciampi, e inserito poi nella version del Caro. Se i^oi mi prestate cinque lite | cns so che £* aifete^ io ricoglierò la gonnella mia» B* Due sensi si possono dare al primo che di questa fra- se, esso può significare le quali o perchè ; cioè le quali so che le as^ete^ o ve le domando^ perchè so che le avete. Nel primo caso il verbo as^ete avrebbe due oggetti, ma pure il die formerebbe allora come un* espressione incidente (i) (i) La parola incidente yien dal latino incidéns, che signifiea cadenti in. Sì dà tal denominazione in grammatica a un* espressione, a una parola, che cade tra due membri d^una proposizione o tra due proposizioni tra se rispondenti. I