Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/239

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9ia GAP- XVII. DEL SI PASSIVO I LatÌDÌ| quando volevano mettere in evidenea la per- sona che sopportava V asione^ più. che quella che la faceva, io luogo di porre Tagente a governare il verbo, per esempio omnes <Bsiimant Platonetn « ponevan la proposizione in a*- spetto inverso, cominciando da chi riceveva Tazione; e fa- cendo il paziente rettore delverbo, dicevano Plato asstimct^ tur o ijestimatus est (A ommbus ; la qual diversa forma del verbo chiamavan)ciaJ5ii«r« da patior^ cioè da patire^ in senso più largo sopportare^ perciò che in tal caso, il reggente del verbo è quello che sopporta 1* azione. Questa maniera passò in nostra linguai prima letteralmente , cioè Platone è sti- mato da tiUti; e poi, per mezzo del pronome W, si ridusse ad altra forma, che è Platone si stima da tutti; il quale si è il medesimo pronome personale citato a carte lÒg. Non si potè però rendere la maniera semplice del verbo passivo wstimatur per non vi essere in italiano ; ma si fece la pro- posizion passiva corrispondente a <BStimatus est , rimanen- do il reggente del verbo, passivo, così in italiano come inla- tino.Besta ora a dimostrare come quel si sia pur lopronome personale; a provare il che mi converrà rimontare alla orir gine delle idee. Le prime parole degli uomini , siccome le lor prime idee, ebbero iaimediata affinità con gli oggetti sensibili; per esempio, in Pietro è grande^ Pietro è corpo sensibile, gmn- de è sua qualità immediata. Poi allargandosi nelle idee, per