Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/257

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a3o noma cosati muo^ jpietà^ ìmUMiti V amore che tu porti A quella donna dalla quale tu dici che tu sei amato* B. La preposieioQC a esprime movimento di tendenza» e si appone a quell'oggetto o a quella parola alla qual ten- de il moto d*an corpo o Tatto della mente; quindi è gene- ralmente preceduta da un verbo o da un aggettivo espri- mente tendensa. Per esempio gli aggettivi apparecchiato 9 presto f disposto^ mostrano la disposizione dell' animo ten- dente a fare una cosa; riH>lto disegna la tendenza del cor- po verso un luogo; il verbo dare comprende tendenza dal datore a colui che riceve, il quale, come già vedemmo, si chiama datisH) da questo verbo medesimo. Il verbo muovere può significare varj versi modi di movimento, la detenni- nazione del quale dipende dall'espressione; e nel sesto e- sempio è evidente il moto di tendenza alla pietiu II mede* Simo si può dire del verbo portare che segue nella stessa proposizione. I. Che credi tu che egli possa fare jf prieghi alle. lusinghe a^ doni ? B. 3. Racconciò il farsetto a suo dosso. B» 3. // soldano comandò che fosse al sole legato ad impalo* B. 4^ Fanne una vivandetta la migliore e la più diletteifolc A mangiare che tu sai. B. 5. Maravigliosa cosa è A vedere nel- la sala dove mangiamo le tavole messe azza reale ^ e la quantità di belli servidori al piacer di ciascuno. B. 6. La contessa intende di farvi cavaliere alle sue spese. B. 7* j^LLA guisa pugliese non lo chiamava se non compar Pie^ tro. B. 8. TrovatfiL che V avremo , che altro avremo noi a fare^ se non mettercela nella scarsella* B. In tutti questi esempj manca la parola che esprime ten«  denzaja quale è solo neirintenzione di chi parla* Nel pri-