Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/302

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ta, qualunque, indefinita; questo può comprendere l’infinito, e quello un sol punto. Unque è il latino, che corrisponde al nostro mai; sì che l’analisi del come che di Dante è per qual modo mai io mi volga ecc.

Ma il Bartoli fa di questo come che una congiunzione e vuol che significhi benchè, la qual vedremo a suo luogo; e alla vera congiunzione come che dà il senso di imperciocchè; in somma egli fa un caos, chi vuol vedere il quale leggalo nel suo Torto e Diritto. In questi due esempj l’espressione come che modifica i verbi muova, volga, e avvenisse, in riguardo a qualità; ella è dunque avverbio.

ora e quando

I. Ora innanzi, e ora addietro, e dallato si riguardava. B. 2. Quando le mandava un mazzuol d’agli freschi; e quando un canestruccio di baccelli. B.

Il nome ora, adoperato qual avverbio, comprende il senso di era una ora in che; l’avverbio quando quì significa era un tempo in che; e si usano talvolta ad accennare distribuzione di tempo; nel qual caso si ripetono le parole ora e quando, in luogo di dire era una ora che, era un’altra ora che; era un tempo che, era un altro tempo che; e si possono ripetere altrettante volte, quanti sono gli spazii di tempo distribuiti.

poi che, come, e quando

I. poi che noi fummo quì, io ho desiderato di menarvi in parte assai vicina di questo luogo. B. 2. Come Bruno gli vide da lontano, disse a Filippo, ecco gli amici nostri. B. 3. Quando udirete sonar le campanelle, venite quì. B. 4. Poco ciò dopo vidi quello strazio far di costui, ecc. D.

Nelle scritture io ho scorto che non si fa più alcuna dif