Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/325

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zione di chi legge vegga e senta distintamente i diversi oggetti e i diversi parlari siccome quelli che hanno ciascuno il suo modo particolare; ma, nel quarto dà maggior forza col torre la congiunzione, perchè abbisogna di far di tutte quelle cose che nomina un solo agente al verbo sanno, e di mostrarle tutte insieme.

La congiunzione comprende e non; essa è quindi usata in luogo di ripetere queste due parole: Non voleva esser veduto nè (cioè e non) conosciuto. Nel secondo esempio la prima congiunzione si potrebbe esprimere per e non, perchè non c’è precedente negazione; non pertanto si possono in tal caso usare ambedue le forme. In questa espressione, quando non è nè l’uno nè l’altro, la congiunzione compresa in , vi ha luogo per la medesima ragione esposta intorno al primo esempio; e il ripetere della negazione dà a questa maggior forza. Il Firenzuola dice medesimamente, Egli non truova nè can nè gatta che abbai per lui.

I. Nè giammai non mi avvenne che io per ciò altro che bene albergassi. B. 2. Nè io non v’ho ingannata per torvi il vostro. B.

Questa congiunzione, che comprende in se la negativa, segue la medesima regola degli aggettivi nessuno, niuno, nullo; rifiuta la negazione allor che è posta innanzi al verbo; e la vuole avanti a quello quando ella sta dopo; e come che questi due esempj del Boccaccio pruovino il contrario, io confermo quel che già dissi di quegli aggettivi, che la negativa è qui del tutto soverchia, e contrastante col buon senso e con l’udito.

si trova usato negli antichi e ne’ poeti anche nel senso solo di o: Anche (fu dimandato) chi avesse fatto con lui