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Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/365

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338 w di qualche cosa; ma sarà ben detto: ffo da intrattenervi^ ho da soddisfarvi; perchè vi si sottintende materia. Dissi nella introduzione che io poneva fra gli errori di liogaa il dire ai^r da in luogo di a^re a, nel senso di do^ vere; ma io non so qual retta si potrà dare alla mia opìnioiie«quando se ne trovano esempj nel Gelli, nel Macchiavello, nel Bartoli, e perfin nelf aureo libretto, nella tradusion di Lungo Sofista del Caro; il qual dice aver da passare per aì^er a passare % cioè doi^er passare^ Io so pregiare quanto alcuno altro la squisitezza del dir del Caro in quella sua yersione; con tutto ciò«io non mi posso tenere che non esponga quello che m’ingiunge la parte eh* io mi ho presa a fare; e dico che, per ficcar lo yiso al fondo, io non so discernere qual maggior bellezza sia nel dire ha da passare, che in ha a passare^ A che per ciò si abbia a confondere i due sottili concetti ohe per quelle due diverse preposizioni si esprimono. Basta gittare uno sguardo sopra i ragionamenti fatti intorno alle due preposizioni a e da^ perchè si reggia quante diverse idee per mezzo di quelle si formano. Io non niego che in alcun caso, l’una e Taltra, quantunque disegnanti due vie diverse, pervengono nondimeno al medesimo fine d* azione, come far pigliare a e fot pigliare da, confessarsi a e confessarsi da; ma in queste espressioni non si viene a confusion d* idee, come fa il confondere attere a e ai^re da^ essere a ed estere da^ dare a e dare da. Quando fosse per togliere il contatto di tre vocali, come in questo esempio del Gelli: Che partito ha da essere il mio^ vi sarebbe una ragione; benchè anche in tal caso, anzi che mettere Tuna espressione per Taltra, a me paia meglio lasciare la preposizione a e dire ha essere. Del che si trovano tanti