Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/399

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il cervello. Qaesta espressione analizzata con parole italìa* ne dice: scerbo passiw che non è nè atiisH) nèpassiw «il che non forma senso alcuno • Io non veggo in quel non si ab^ bietta altro che an semplice verbo esprimente un’azione che l’agente opera sopra se; e spiego, egli non abbietta se per timore^ nè lewi se per onore; onde a mio parere la Grasca avrebbe solo dovuto definire: as^ilir se ^ far se abbietto ^ senza mettere l’incomprensibile denominazione neutro pas^ siiH). £ se con questa il Monti intende dire che Tatto di abbiettare non può l’uomo operare sopra altrui, ma solo in se medesimo, questa idea s* esprimete abbastanza ponendo Tenfatico ^e in luogo del ^i; perciò che a^Hir se comprende la contrapposta idea non altrui. Ancora, il Monti dice che non si dovrebbe mescolar t azione con Vinazione ^ il moto con la quiete^ con le quali parole parrebbe voler coneludere che il verbo ch’egli chiama neutro non esprima nè azione nè moto. Ora» il verbo correre è classificato fra* verbi neutri; e per certo non ò in gran quiete chi corre* La Crusca dice: AyyERTiRE ecc. In significato neutro, aver rocchio^ Fin As. Ma una cosa soprattutto bisogna avvertire j che egli non ti venga voglia dt aprire nè di guar^ dar quel bossolo che tu porti. Ai che il Monti fa questa osservazione: , «Avvertire una cosa significato neutro? Noi direbbe neppure un fanciullo ecc. Non maraviglia se si cliiamavan ludibri! grammaticali! Dove il Monti creda questo verbo non doversi chiamar neutro solo perchè è seguito da una cosa^ egli erra ancora; non è questa la ragione. Nelle espressioni, i?/^ogf»a avvertire una cosa, e [o ti avverto di una cosa, la natura del verbo è la medesima; e nel primo caso una cosa non è oggetto del ver^ .-„ J