Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/414

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387 Nel primo esempio ragionare è in congiantivo perchè dipende da una supposizione; e una cosa supposta è soggetta a incertezza. Nel secondo il verbo bisognare è messo in congiuntivo in virtù della congiunzione precedente; un verbo governato dalla congiunzione /^r/macAe dinota qual* che cosa prematura, disegnata, supposta; e però solo pro-^ babile, ma non certa* Un verbo modificato dall’avverbio guanto t come nel terzo esempio, si mette in congiuntivo $1eccetto^ nelle esclamazioni, e quando ò termine comparativo); perchè^ ciò che esprime il verbo posto sotto Tinfluenza di quanto^ non è determinato nella quantità, pei^ la natura della parola stessa, vaga in quèsto senso; e quindi non ne riesce una espressione positiva. Per la medesima ragione, cioè perchè comprendono un senso vago, quando gli avverbj mai egiammaif senza negazione, accompagnano il verbo, questo è posto in congiuntivo; che, come abbiam detto, mai e giammai significano in alcun tempo; che è senso vago. Il verbo mutare del quinto esempio è in congiuntivo perchè preceduto da una supposizione; e sarebbe nell’indicativo, se fòsse espresso in modo positivo; cioè egli ferì un segno die non si mula mai* Nel sesto esempio pro’^ curare dipende da consigliare, il quale è della natura medesima dei vei^bi che già abbiam de(to volere il congiuntivo; ma i verbi consigliare^ pregare^ e qualche altro si possono anche usare con Tinfinito e con la preposizione a; cioè, mi consigliano a procurarmi del pane; 9Ì prego a racco-^ mandarmi a ItU* La costruzione piena del settimo esempio è guardatelo a ciò che o a fine che; onde si vede che Tidea compresaNnelle parole noi» si fuggisse òiyfine a cui tende 1* azione espressa dal verbo guardarci e perciò che questo