Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/472

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445 E fa la tua itnmagine leggiefn In giugnere a veder coni io rividi Lo sole in pria^ che già nel corcare era. Puossi ìminagiDar più alta fantasia, più semplici parole, più leggiadro concetto, più bella e vera immagine, più profondo sapere, più nobil poesia di questa? E non sono i vocaboli ricordarsi^ lettor^ mai^ alpe^ cogliere^ nebbia^ vedere^ altrimenti^ pelle j talpa ^ ecc; voci che tuttodì si sentono ripetere? Forse, perchè il Poeta dice talpe^ spera, èfebilemenie e corcare ^ìn luogo di talpa^ sfera^ debolmente^ e coricare^ s’avranno quelle a dire antiquate? Elle son poetiche e adoperanti ai verso. La forma ricorditi è più poetica che ricordati^ perchè, come abbiain già dimostrato, si fa agente la memoria; la memoria ti ricordi. La voce alpe, messa nel singolare è fatta più maestosa e poetica. La me* tafora ti colse nebbia è pur famigliare, ma dipinge. Del veder della talpa, dice il Biagioli, Dante se ne sta conifuelli che attribuiscono quel vedere imperfetto della talpa a una sottil membranella che ha dinanzi gli occhi* La seconda terzina è piena di semplicità e di grazia; ma è cosa che si deve sentire; di più dir non si può. Quanto più molle e dilicato è quel debilemente con Vi in luogo dell’o, e senza troncamento! Ecco come vocaboli famigliari, quali sono imma^ gine, leggiero^ giungere, e vedere, formano per la metafo*ra un bel concetto poetico, il cui senso è: e con questa immrtgine tu appena arriverai a vedere. In due modi la metaforica voce leggiera fa suo ufficio; sì perchè quel ch’è leggiero è anche debole e debolmente viene all’occhio, e sì per* che quel che è debole non pnò gravitare in giungere. L* articolo /o, quando secondo ortografia s^avrebbe a usare//, è più