Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/64

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siropicéhf il plurale vorrebbe due ii» Di quelli che tenninano io ciò ye ne sono di due aorti; in alcuni r i si sente distintamente , coaie in beneficio % officio ( e il plurale di questi finisce in ii o y ; beneficj officji in altri V i e confusa * nella sillaba ciò ^ e pronunciata arditamente, come in straccio e impaccio; e il loro plurale termina in ci.

I nomi che finiscono in co e in go, aventi solo due sillabe, vogliono un* h al plurale tra la e e 1* ì; si eccettuano greco, porco, mago^ che fanno greci, porci, magi.

I nomi che terminano in co, composti di più di due sillabe, mutano co in chi quando questa sillaba è preceduta da una consonante; si che Bergamasco fa Bergamasdii ^ basilisco % basilischi ^ barbaresco ^ barbare^ schii ma Se detta sillaba è preceduta da vocale, la finale co sì cambia in ci ; pubblico f pubblici ^ benefico^ benefici f maledico^ maledici^ ipocondriaco ^ ipocondria^ cL Si eccettuano i seguentif abaco^ antico f carico^ is^ri-' cOf beccafico^ eunuco^ pudico^ rammarico^ fondaco^ ma* fuco 9 i^aco , tri^co^ ubbriaco « e qualche altro « che fanno abachi, antichi, carichi, etc.

Quanto ai nomi terminanti in go di più di due sillabe, essi hanno il plurale in ghi, eccetto alcuni, come asparago, teologo, che fanno asparagi, teologi.

Anche gli aggettivi, come si può vedere dagli esempj addotti, sono compresi in queste regole.