Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/80

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con altre cose, come sarebbe se, invertendo la proposizione, si dicesse; il fastidio si genera per la copia delle cose; dove egli è evidente che fastidio vien contrapposto alle altre sensazioni, ed è quindi determinato. Nel secondo esempio ben si potrebbe apporre l’articolo a gentilezza, e allora sarebbe essa posta in confronto con quelle cose che toglie la povertà; ma, senza articolo, il pensiero si ristringe alla sola idea di gentilezza, ed è modo elegante. Nel terzo esempio ancora si potrebbe dire a ferir gli uomini, quando si volessero distinguere gli nomini dagli altri enti; nel qual caso il senso sarebbe più volte si trovò a ferire non che le fiere, per esempio, ma gli uomini; ma non essendo questa l’intenzione di chi parla, non occorre l’articolo. Altri si potrebbe opporre a questa mia ultima supposizione col seguente esempio di Dante, Uomini siate, e non pecore matte; dicendo che quì Dante ben mette in confronto le pecore con gli uomini, e pur non usa l’articolo. Un tal confronto sarebbe logicamente impossibile, a chi guarda sottilmente, non potendo gli uomini esser le pecore; né viceversa. No, Dante non ha questa idea in tal caso; ma solo intende a qualificare il nome enti sottinteso, e adopera i due nomi uomini e pecore, quali aggettivi, quasi dicesse, siate ragionevoli e non bestiali; il confronto sta adunque solo nelle parole qualificanti. Così nel quarto esempio se le testimonianze false fosser poste in confronto con le vere, si richiederebbe l’articolo; come per esempio, questi disse le testimonianze false, e quegli disse le vere. Salvo a chi avesse questa intenzione o simile, l’articolo sarebbe male apposto a testimonianze false. Dunque si vede, non da quest’ultimo caso, ma dal secondo e dal terzo, che alcuna