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Pagina:Grammatica italiana, Fornaciari.djvu/40

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6 parte prima ― cap. i

riodo o di verso; nei nomi proprii, cognomi o soprannomi indicanti persona o cosa individualmente; nei nomi di patria e nazione usati sostantivamente; nei nomi di dignità titolo non accompagnati da nome proprio e riferiti a qualche particolare persona; nei nomi appellativi quando siano usati in un senso speciale o storico, e finalmente in altri casi per giovare alla chiarezza o alla forza dell’espressione.


§ 7. L’accento (ora detto acuto (´) ora grave (`)) si segna in alto, a destra di chi legge, sopra la vocale di una sillaba, per indicare che vi si deve fare una gagliarda posa colla voce.

Il segno dell’accento, come vedremo, non si pone che di rado, ma l’appoggiatura della voce si fa sentire sopra una sillaba d’ogni parola, e quella sillaba dicesi accentata o tònica; le altre non accentate od àtone. Cosi p. es. valore ha la posa su lo, polvere su pol.

In tutte le parole che porteremo per esempio in questa Grammatica (eccettuati i monosillabi di pronunzia non equivoca) noi useremo l’acuto in mezzo od in principio di parola, ed il grave in fine; eccettuando soltanto l’e e l’o aperte che, dovendo avere accento, l’avranno sempre grave e l’e e l’o chiuse, che, dovendo avere accento, l’avranno sempre acuto. In tutte le parole non date per esempio, seguiremo l’uso ormai invalso in Italia, di segnare sull’ultima sillaba l’accento grave, e in mezzo ed in principio non porre alcuno accento, fuorchè nei casi di equivoco, nei quali scriveremo per regola l’acuto, e per eccezione il grave.

L’accento detto circonflesso (^) si usa qualche volta come segno grafico, non per modificare la pronunzia.

L’apostrofo (’) si segna in alto dopo una parola, per indicare che se ne è tolta la vocale finale; o in