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Pagina:Grammatica italiana, Fornaciari.djvu/65

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le consonanti 31

talvolta si pronunzia ièri, come nel composto l’altrièri, ma più spesso si pronunzia jèri e si dice di jèri.


La j è affine della d e spesso, legandosi con quella, divenne ,g. Confronta i modi latini jacere, hyacinthus coi modi plebei diacére, diacínto, e coi modi regolari giacére, giacínto. Quasi tutte le j delle voci latine passando in italiano, divennero ,g. Abbiamo qui ancora alcune forme doppie, come Jácopo, Giácomo; Jònico, Gionico.

La j fra due vocali talvolta si perde. P. es. Tarpèja, Tarpèa; plebèjo, plebèo.


§ 21. Talvolta le consonanti mutano di posto nel giro d’una stessa parola (metatesi). Ciò accade specialmente con r consonante molle e fluida, che viene attratta da qualche muta. Così spiegansi certe doppie forme come interpretáre, interpetráre; stòrpio, stròppio; diètro, drièto pleb.; déntro, drénto pleb.; stúpro, strúpo pleb.; sterpáre, strappáre in senso diverso; Pancrázio, Brancázio.

Altri esempi di metatesi sono nelle doppie forme seguenti: súcido, súdicio; frácido, frádicio; palúde, padúle (nelle quali voci la pronuncia della d viene anticipata); frenètico, farnètico; ecc.