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300 QUADERNO 3 (xx) bis zione sia pure su piani provvisori, ma essa è | la parte meno appariscente e che si dimostra solo a vittoria ottenuta. Le classi subalterne subiscono l’iniziativa della classe dominante, anche quando si ribellano; sono in istato di difesa allarmata. Ogni traccia di iniziativa auto-
- noma è perciò di inestimabile valore. In ogni modo la monografia è la
- forma più adatta di questa storia, che domanda un cumulo molto
1 grande di materiali parziali. » l \ ’ Cfr Quaderno 25 (xxm), p. 16. § {15). Ettore Ciccotti. Il suo volume Confronti storici (Biblioteca della «Nuova Rivista Storica», n. 10, Società editr. Dante Alighieri, 1929, pp. xxxix-262) è stato recensito favorevolmente da Guido De Ruggiero nella «Critica» del gennaio 1930 e invece con molte cautele e in fondo sfavorevolmente da Mario de Bernardi nella «Riforma Sociale» (che non ho presente in questo momento) *. Del libro del Ciccotti ho letto un capitolo (che forse è l’introduzione generale al volume) pubblicato nella «Rivista d’Italia» del 15 giugno e del 15 luglio 1927: Elementi di «verità» e di «certezza» nella tradizione storica romana2. Il Ciccotti esamina e combatte una serie di deformazioni professionali della storiografia romana e molte sue osservazioni sono giuste negativamente; è nella parte positiva che incominciano i dubbi e sono necessarie le cautele. L’errore teorico del Ciccotti mi pare consista nell’errata interpretazione del principio vichiano del «certo» e del «vero»: la storia non può essere che «certezza» o almeno ricerca di «certezza». La conversione del «certo» nel «vero» dà luogo a una costruzione filosofica [della storia eterna], ma non alla costruzione della storia «effettuale»: ma la storia non può che essere «effettuale»: la sua «certezza» deve essere prima di tutto «certezza» dei documenti storici (anche se la storia non si esaurisce tutta nei documenti storici). La parte sofistica della metodologia del Ciccotti ap- 11 pare evidente in un caso: egli dice che | la storia è dramma; ma ciò non vuol diro, che ogni rappresentazione drammatica di un dato periodo storico sia quella «effettuale», anche se viva, artisticamente perfetta ecc. II sofisma del Ciccotti porta a dare un valore eccessivo alla « belletristica » storica per reazione alla erudizione pedantesca e petulante. In un esame della attività teorica del Ciccotti bisogna tener conto di questo libro. « Materialismo storico » del Ciccotti molto superficiale: quello del Ferrerò e del Barbagallo. Una sociologia molto positivistica; una interpretazione positivistica del Vico. La metodologia del Ciccotti dà luogo appunto alle storie tipo Ferrerò e alle « esagerazioni» del Barbagallo: finisce col perdere il concetto di distinzione [e della concretezza «individua»] e col trovare che «tutto il mondo è paese » e « più tutto cambia e più si rassomiglia ». » Cfr Quaderno 11 (xvm), pp. ^ bis • 6.