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I93I‘I932: (miscellanea) 941 ste minore « indispensabilità » del giornale politico anche nelle classi superiori). Sarebbe interessante vedere nella storia del giornalismo italiano, le ragioni tecnico-politico-culturali della fortuna avuta dal vecchio «Secolo» di Milano. Mi pare che nella storia del giornalismo italiano si possano distinguere due periodi: i°) quello «primitivo» dell’indistinto generico politico culturale che rese possibile la grande diffusione del «Secolo» intorno al programma generico-indistinto di un vago «laicismo» (contro l’influenza cattolica) e di un vago «democraticismo » (contro l’influsso preponderante nella vita statale delle forze di destra); 20) quello successivo in cui le forze di destra si «nazionalizzano», si «popolarizzano» e il «Corriere della Sera» sostituisce il «Secolo» nella grande diffusione: il vago laicismo-democraticismo del «Secolo» diventa nel «Corriere» un vago unitarismo nazionale che comprende una forma di laicismo meno plebeo e sbracato e così un nazionalismo meno popolaresco e democratizzante. È interessante notare che nessuno dei partiti distintisi dall’informe popolarismo « secolino » abbia tentato di ricreare l’unità democratica su un piano politico-culturale più elevato di quello del periodo primitivo, ma questo compito sia stato abbandonato quasi senza lotta ai conservatori espressi dal «Corriere». Eppure questo dovrebbe essere il compito dopo ogni progresso dì chiarificazione e distinzione: ricreare l’unità, rottasi nel processo di avanzata, su un piano superiore, rappresentato dalla élite che dall’indistinto generico è riuscita a conquistare la sua personalità, che esercita una funzione direttiva sul vecchio complesso da cui si è distinta e staccata. Lo stesso processo si ripete nel mondo cattolico con la formazione del Partito popolare, «distinzione» democratica che i destri riescono a subordinare ai propri programmi. Nell’un caso e nell’altro i piccoli borghesi pure essendo il maggior numero tra gli intellettuali dirigenti, sono sopraffatti dagli elementi della classe fondamentale: nel campo laico gli industriali del « Corriere », nel campo cattolico la borghesia agraria unita ai grandi proprietari sopraffanno i professionisti della politica del « Secolo » e del Partito Popolare che pure rappresentano le grandi masse dei due campi: semiproletari [e piccoli borghesi] della campagna e della città. Cfr Quaderno 24 (xxvn), pp. 6-9. ì § ( 8 ). Azione Cattolica. Pubblicazioni periodiche cattoliche. (Cifre ricavate dagli «Annali deirìtalia Cattolica» 5 bis per il 1926 e che si riferiscono alla situazione esistente fino al settembre 1925). I cattolici pubblicavano 627 periodici, così classificati dagli «Annali»: i°) Quotidiani 18, di cui 13 nell’Italia Settentrionale, 3 nella Centrale, 1 a Napoli, 1 in Sardegna; 20) Periodici di formazione e propaganda cattolica 121, di cui 83 nel Settentrione, 22 nel Centro, 12 nel