Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, II.djvu/38

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i930-i932: (miscellanea) 713 punto di vista dei grandi capolavori, che si è rarefatta nella perfezione [delle teorie] estetiche, ecc. Ma se i libri fossero criticati dal punto di vista del contenuto, si lamenterebbe lo stesso perché il suo contenuto non rappresenta che zero nel mondo della cultura, cosi come i libri della maggior parte degli scrittori attuali. Non è vero che non esista in Italia una critica del pubblico (come scrive Ojetti nella lettera del «Pègaso» ricordata in altra nota4); esiste, ma di un pubblico al quale piacciono ancora i romanzi di Dumas o i romanzi polizieschi stranieri, o di Carolina Invernizio. Questa critica è rappresentata dai direttori dei quotidiani e delle riviste popolari a grande tiratura e si manifesta nella scelta delle appendici; è rappresentata dagli editori e si manifesta nelle traduzioni di libri stranieri e non solo attuali, ma vecchi, molto vecchi; si manifesta nei repertori delle compagnie teatrali, ecc. Né si tratta di «esotismo» al cento per cento, perché in musica il pubblico vuole Verdi, e Puccini e Mascagni, che non hanno il corrispondente in prosa, evidentemente. E all’estero Verdi, Puccini, Mascagni sono preferiti dai pubblici stranieri ai loro stessi musicisti nazionali e attuali. C’è dunque distacco tra scrittori e pubblico e il pubblico cerca la sua letteratura all’estero, e la sente più sua di quella nazionale. Questo è il problema. Perché se è vero che ogni secolo o frazione di secolo ha la sua letteratura non è sempre vero che questa letteratura si ritrovi nella stessa comunità nazionale: ogni popolo ha la sua letteratura ma questa può venirgli da un altro popolo, cioè il popolo in parola può essere subordinato all’egemonia intellettuale di altri popoli. Questo è spesso il paradosso più stridente per molte tendenze monopolistiche di carattere nazionalistico e repressivo: che, mentre fanno grandi piani di loro egemonie, non si accorgono di essere soggetti ad egemonie straniere, così come, mentre fanno piani imperialistici, in realtà sono oggetto di altri imperialismi, ecc. D’altronde non si sa se il centro dirigente politico non capisca benissimo la situazione di fatto e per accontentare i cervelli vuoti esalti il proprio imperialismo per non far sentire quello a cui si è soggetti di fatto. Cfr Quaderno 23 (vi), pp. 73-7.5. » §(39). Nozioni enciclopediche. L’affermazione di Paolo Bourget fatta al principio della guerra (mi pare, | perché forse anche prima) che i quattro pilastri dell’Europa erano: il Vaticano, lo Stato Maggiore prussiano, la Camera dei Lords inglesi, l’Accademia francese \ Il Bourget dimenticava lo zarismo russo che era il maggiore pilastro, l’unico che avesse resistito durante la Rivoluzione francese e Napoleone e durante il 48. Bisognerebbe vedere con esattezza dove e quando il 16 16 bis 3*