Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, II.djvu/414

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i93I-I932: appunti di filosofia iii 1089 condizioni moderne, non sarebbe poi precisamente il «fascismo»? Non sarebbe il fascismo precisamente la forma di «rivoluzione passiva» propria del secolo xx come il liberalismo lo è stato del secolo xrx? All’argomento ho accennato in altra nota3, e tutto l’argomento è da approfondire). (Si potrebbe cosi concepire: la rivoluzione passiva si verificherebbe nel fatto di trasformare la struttura economica «riformisticamente» da individualistica a economia secondo un piano (economia diretta) e l’avvento di una «economia media» tra quella individualistica pura e quella secondo un piano in senso integrale, permetterebbe il passaggio a forme politiche e culturali più progredite senza cataclismi radicali e distruttivi in forma sterminatrice. Il «corporativismo» potrebbe essere o diventare, sviluppandosi, questa forma economica media di carattere «passivo»). Questa concezione potrebbe essere avvicinata a quella che in politica si può chiamare «guerra di posizione» in opposizione alla guerra di movimento. Cosi nel ciclo storico precedente la Rivoluzione francese sarebbe stata | «guerra di movimento» e l’epoca liberale del secolo xix una lunga 78 bis guerra di posizione. Cfr Quaderno 10 (xxxm), pp. 46 a • 47 a. § (237). Introduzione allo studio defila filosofia. Uno dei concetti fondamentali da fissare è quello di « necessità » storica. Nel senso speculative-astratto. Nel senso storico-concreto: la necessità è data dall’esistenza di una premessa efficiente, che sia diventata operosa come una «credenza popolare» nella coscienza collettiva. Nella premessa sono contenute le condizioni materiali sufficienti per la realizzazione dell’impulso di volontà collettiva. Altro concetto da ridurre da speculativo a storicistico è quello di «razionalità» nella storia (e quindi di «irrazionalità»), concetto legato a quello di «provvidenza» e di «fortuna», nel senso in cui è adoperato (speculativamente) dai filosofi idealisti italiani e specialmente dal Croce. Occorrerà perciò vedere l’opera del Croce su G. B. Vico, in cui il concetto di «provvidenza» è appunto « speculati vizzato», dando inizio cosi all’interpretazione idealistica della filosofia del Vico. Per il significato di « fortuna » nel Machiavelli cfr L. Russo, in nota alla sua edizione major del Principe (p. 23)l. (Per Machiavelli «fortuna» ha un duplice significato, uno obbiettivo e un altro soggettivo. La « fortuna » è la forza naturale delle cose, la concorrenza propizia degli eventi, quella che sarà la Provvidenza del Vico, oppure è quella potenza trascendente di cui favoleggiava la vecchia dottrina medioevale, cioè dio, e per il Machiavelli ciò non è poi che la virtù stessa dell’individuo e la sua potenza ha radice nella stessa volontà dell’uomo. La virtù del Machiavelli, come dice il Russo, non è più la virtù degli scolastici, la quale ha un carattere etico e ripete la sua forza dal cielo, e nemmeno quella di Tito Livio, che sta a significare per lo più il valore militare, ma la virtù dell’uomo del Ri- 1