Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, II.djvu/466

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i932: (miscellanea) 1141 singolo che le ha elaborate e le ha presentate nella forma politica di attualità. La numerazione dei « voti » è la manifestazione terminale di un lungo processo in cui l’influsso massimo appartiene proprio a quelli che « dedicano allo Stato e alla Nazione le loro migliori forze » (quando lo sono). Se questi presunti | ottimati, nonostante le forze 54 materiali sterminate che possiedono, non hanno il consenso delle maggioranze, saranno da giudicare inetti e non rappresentanti gl’interessi «nazionali», che non possono non essere prevalenti nell’indurre le volontà in un senso piuttosto che in un altro. «Disgraziatamente» ognuno è portato a confondere il proprio particolare con l’interesse nazionale e quindi a trovare orribile ecc. che sia la « legge del numero» a decidere. Non si tratta quindi di chi «ha molto» che si sente ridotto al livello di uno qualsiasi, ma proprio di «chi ha molto» che vuole togliere a ogni qualsiasi anche quella frazione infinitesima di potere che questo possiede di decidere sul corso della vita dello Stato. Dalla critica (di origine oligarchica) al regime parlamentarista (che invece dovrebbe essere criticato proprio perché la «razionalità storicistica» del consenso numerico è sistematicamente falsificata) queste affermazioni banali sono state estese a ogni forma di sistema rappresentativo, anche non parlamentaristico e non foggiato secondo i canoni della democrazia astratta. Tanto meno questa formulazione è esatta. In questi altri regimi il consenso non ha nel momento del voto una fase terminale: tutt’altro. Il consenso è supposto permanente- mente attivo, fino al punto che i consenzienti potrebbero essere considerati come « funzionari » dello Stato e le elezioni un modo di arruolamento volontario di funzionari statali di un certo tipo, che in un certo tempo potrebbe ricollegarsi (in piani diversi) a self-government. Le elezioni avvenendo non su programmi generici e vaghi ma su programmi di lavoro immediati, chi consente si impegna a fare qualcosa di più del comune cittadino legale, per realizzarli, a essere cioè un’avanguardia di lavoro attivo e responsabile. L’elemento «volontarietà» nell’iniziativa non potrebbe essere stimolato in altro modo per le più larghe moltitudini e quando queste non siano formate di amorfi cittadini ma di elementi produttivi qualificati, si può intendere l’importanza che la manifestazione può e deve avere. (Queste osservazioni potrebbero essere svolte più ampiamente e organicamente, mettendo in rilievo anche altre differenze tra i diversi tipi di ele- zionismo, a seconda che mutano i rapporti generali sociali e politici). Cfr Quaderno 13 (xxx), pp. 21-22. § 70). Machiavelli. Sull’origine delle guerre. Come si può dire 55 che le guerre tra nazioni hanno la loro origine nelle lotte dei gruppi nell’interno di ogni singola nazione? È certo che in ogni nazione deve esistere una certa (e determinata per ogni nazione) espressione della legge delle proporzioni definite. I vari gruppi cioè devono essere in certi rapporti di equilibrio, il cui turbamento radicale potrebbe condurre a una catastrofe sociale. Questi rapporti variano a seconda che 1