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I932: note sul risorgimento italiano 1153 Il mercantilismo avrebbe, se organicamente sviluppato, reso ancora più profonde, e forse definitive, le divisioni in Stati regionali. Mi pare poi che nella conversione del suo lavoro da manuale scolastico a libro di coltura generale col titolo di Età del Risorgimento rOmodeo avrebbe dovuto mutarne tutta l’economia, riducendo la parte europea e dilatando la parte italiana. Dal punto di vista europeo, l’età è quella della «Rivoluzione francese» e non del Risorgimento italiano, del « liberalismo » come concezione generale della vita e come nuova civiltà e non solo di una sua frazione, del « liberalismo nazionale » cioè. È certo possibile parlare di un’età del Risorgimento, ma allora occorre restringere la prospettiva e mettere al fuoco l’Italia e non l’Europa, trattando della storia europea e mondiale quei nessi che modificano la struttura generale dei rapporti di forza internazionale che si opponevano alla formazione di un grande Stato unitario nella penisola, mortificandone le iniziative in questo senso e soffocandole in sul nascere, e quelle correnti che invece dal mondo internazionale influivano in Italia, incoraggiandone le forze autonome e locali della stessa natura e rendendole più valide. Esiste cioè un’Età del Risorgimento nella storia della penisola italiana, non esiste nella storia dell’Europa e del mondo; in questa corrisponde l’Età della Rivoluzione francese e del liberalismo (come è stata trattata dal Croce, in modo manchevole, perché nel quadro del Croce manca la premessa, la rivoluzione in Francia e le guerre di Napoleone, e sono presentate le derivazioni storiche come fatto a sé, autonomo, che ha in sé le proprie ragioni di essere e non come parte di uno stesso nesso storico con la rivoluzione e le guerre napoleoniche)4. Sullo sviluppo autonomo di una nuova vita civile e statale in Italia prima del Risorgimento sta | preparando un lavoro Raffaele Ciasca. 69 Ne è stata pubblicata l’introduzione: Raffaele Ciasca, Germogli di vita nuova nel 700 italiano (negli «Annali della Facoltà di Filosofia e Lettere della R. Università di Cagliari», 1930-31), in 8°, pp. 21. Il Ciasca studia la « trasformazione che nel corso del secolo xvin e specialmente nella seconda metà di esso si va compiendo nella vita di quasi tutte le regioni d’Italia, e che non si limita a riforme frammentarie imposte da principi illuminati e poco sentite dalla popolazione, ma investe tutta la costituzione statale, tutta la struttura economica del paese, tutti i rapporti fra le classi e si manifesta nelle correnti predominanti nel pensiero politico, sociale ed economico» («Nuova Rivista Storica», 1931, p. 577)5. Le riforme amministrative e finanziarie, la politica ecclesiastica, la storia del pensiero erano già state studiate; il Ciasca porta un contributo nuovo per lo studio della vita economica del tempo. [2]. Interpretazioni del Risorgimento italiano. Ne esiste un bel mucchio e il loro studio non è privo di interesse e di significato. Il loro valore è di carattere politico e ideologico, non storico, la portata nazionale è scarsa, sia per la troppa tendenziosità, sia per l’assenza di ogni apporto costruttivo, sia per il carattere troppo astratto, spesso bizzarro e romanzato. Si può vedere che queste interpretazioni fioriscono nei periodi più caratteristici di crisi politico-sociale e sono co-