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IIJO QUADERNO 9 (XIV) ge deterministica di «rettilineità» e di «unilinearità». Il problema di ricercare le origini storiche di un fatto concreto e circostanziato, la formazione dello Stato moderno italiano nel secolo xix, viene trasformato in quello di vedere questo « Stato », come unità o come na- 80 zione o genericamente come Italia, in tutta la | storia precedente, come il pollo nell’uovo fecondato. Per questa trattazione sono da vedere le osservazioni critiche di Antonio Labriola negli Scritti vari (pp. 487-90; pp. 317-442 passim, e nel primo dei Saggi sul materialismo storico pp. 50-52) \ (Su questo punto vedi anche Croce, Storia della storiografia, II, pp. 227-28 e in tutto questo lavoro lo studio dell'origine « sentimentale e poetica » e « la critica impossibilità » di una « Storia generale d’Italia»)2. Altre osservazioni connesse a queste sono quelle di A. Labriola a proposito di una storia generale del Cristianesimo, che al Labriola sembrava inconsistente come tutte le costruzioni storiche che assumono a soggetto enti inesistenti (III Saggio, p. 113)3. Una reazione concreta nel senso indicato dal Labriola si può vedere negli scritti storici del Salvemini, il quale non vuol sapere di «guelfi » e « ghibellini », uno partito della nobiltà e dell'impero, e l’altro del popolo e del papato, perché egli li conosce solo come « partiti locali », combattenti per ragioni affatto locali, che non coincidevano con quelle del Papato e dell’Impero. Nella prefazione al suo volume della Rivoluzione francese si può vedere teorizzato questo atteggiamento del Salvemini con tutte le esagerazioni antistoriche che porta con sé. « L’innumerevole varietà degli eventi rivoluzionari » si suole attribuire in blocco a un ente «Rivoluzione», invece di «assegnare ciascun fatto all’individuo o ai gruppi d’individui reali, che ne furono autori » \ Ma se la storia si riducesse solo a questa ricerca, sarebbe ben misera cosa e diventerebbe, tra l’altro, incomprensibile. Sarà da vedere come il Salvemini concretamente risolve le incongruenze che risultano dalla sua impostazione troppo unilaterale del problema metodologico, tenendo conto di questa cautela critica: se non si conoscesse da altre opere la storia qui raccontata, e avessimo solo questo libro, ci sarebbe essa -storia comprensibile  ? Cioè si tratta di una storia « integrale » o di una storia « polemica » che si propone solo (o ottiene senza proporselo, necessariamente) di aggiungere qualche pennellata a un quadro già abbozzato da altri? Questa cautela dovrebbe sempre essere presente in ogni critica, poiché infatti spesso si ha che fare con opere che da « sole » non sarebbero soddisfacenti, ma che sono molto utili nel quadro generale di una determinata cultura, come « integrative » di altri lavori o ricerche. Cfr Quaderno 19 (x), pp. 34-36. [zl^Adnlto Omodeo. Cfr «Critica» del 20 luglio 1932 bis pT^aSo: «Ai patrioti offriva la tesi che allora aveva rimessa | in circolazione il Salvemini: della storia del Risorgimento come piccola sto- ria, non sufficientemente irrorata di sangue; dell’unità, dono più di