Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, II.djvu/604

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1932-1935: LA FILOSOFIA DI B. CROCE II I279 dissima parte fondandosi sulla memoria). In ogni caso è da fissare che la quistione della legge tendenziale del saggio del profitto non può essere studiata solamente sull’esposizione data dal III volume; questa trattazione è l’aspetto contraddittorio della trattazione esposta nel I volume, da cui non può essere staccata. Inoltre occorrerà forse meglio determinare il significato di legge «tendenziale»: poiché ogni legge in Economia politica flon jduo non essere tendenziale, dato che si ottiene isolando un certo numero di elementi e trascurando quindi le forze controperanti, sarà forse da distinguere un grado maggiore o minore di tendenzialità e mentre di solito l’aggettivo «tendenziale» si sottintende come ovvio, si insiste invece su di esso quando la tendenzialità diventa un carattere organica|mente rilevante come in questo 13“ caso in cui la caduta del saggio del profitto è presentata come l’aspetto contraddittorio di un’altra legge, quella della produzione del plusvalore relativo, in cui una tende ad elidere l’altra con la previsione che la caduta del saggio del profitto sarà la prevalente. Quando si può immaginare che, la contraddizione giungerà’a un nodo di Gordio, insolubile^ normalmente, ina domandante l'intervento di una spadàdi Alessandro? Quando tutta 1 economia mondmte~sàfa^iven-^ tata" capitalìstica e di un certo grado di sviluppo: quando cioè la «frontiera mobile» del mondo economico capitalisti- co avrà raggiunto le sue colonne d’Èrcole. Le forze controperanti della legge tendenziale e che si riassumono nella produzione di sempre maggiore plusvalore relativo hanno dei limiti, che sono dati, per esempio, tecnicamente dall’estensione della resistenza elastica della materia e socialmente dalla misura sopportabile di disoccupazione in una determinata società^ioè la contraddizione economica diventa con- traddizione politica e si risolve politicamente in un rovescia^ jnento cfeìia_praxi&: Sull’argomento della caduta tendenziale del saggio del profitto ricordare un lavoro recensito nella prima annata di «Nuovi Studi» e dovuto a un economista tedesco, scolaro dissidente di Franz Oppenheimer3, e un più recente volume del Grossmann recensito nella rivista «Economia» di Trieste e nella «Critique Sociale» da Lucien Laurat4.