Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, III.djvu/308

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1933: (miscellanea) 1811 chiara l’intuizione; 2) perché essendo la realtà il risultato di una applicazione della volontà umana alla società delle cose (del macchinista alla macchina), prescindere da ogni elemento volontario o calcolare solo l’intervento delle altrui ✓ volontà come elemento oggettivo del gioco generale mutila la realtà stessa. Solo chi fortemente vuole identifica gli elementi necessari alla realizzazione della sua volontà. Perciò ritenere che una determinata concezione del mondo e della vita abbia in se stessa una superiorità [di capacità di previsione] è un errore di grossolana fatuità e superficialità. Certo una concezione del mondo è implicita in ogni previsione e pertanto che essa sia una sconnessione di atti arbitrari del pensiero o una rigorosa e coerente visione non è senza importanza, ma l’importanza appunto l’acquista nel cervello vivente di chi fa la previsione e la vivifica con la sua forte volontà. Ciò si vede dalle previsioni fatte dai cosi detti «spassionati»: esse abbondano di oziosità, di minuzie sottili, di eleganze congetturali. Solo l’esistenza nel «previsore» di un programma da realizzare fa sì che egli si attenga all’essenziale, a quegli elementi che essendo « organizzagli », suscetti|bili di essere diretti o deviati, in realtà sono essi 30 bis soli prevedibili. Ciò va contro il comune modo di considerare la quistione. Si pensa generalmente che ogni atto di previsione presuppone la determinazione di leggi di regolarità del tipo di quelle delle scienze naturali. Ma siccome queste leggi non esistono nel senso assoluto [o meccanico] che si suppone, non si tiene conto delle altrui volontà e non si «prevede» la loro applicazione. Pertanto si costruisce su una ipotesi arbitraria e non sulla realtà. § (51). Passato e presente. Nella « Civiltà Cattolica » del 20 maggio 1933e dato un breve riassunto delle Conclusioni alVinchiesta sulla nuova generazione. (Estratto del fascicolo 28 del «Saggiatore», Roma, Arti grafiche Zamperi- ni, 1933, in 8°, pp. 32) \ Si sa come tali inchieste siano necessariamente unilaterali, monche, tendenziose, e come di solito diano ragione al modo di pensare di chi le ha promosse. Tanto più occorre esser cauti, quanto più pare che attuai- »