Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, III.djvu/557

Da Wikisource.

20^8 QUADERNO 19 (x) il clericalismo italiano sapeva di non essere l'espressione reale della società civile e che un possibile successo sarebbe stato effimero e avrebbe | determinato l'attacco frontale da parte delle energie nazionali nuove, evitato felicemente nel 1870. Esperienza del suffragio allargato nel 1882 e reazione crispino-massonica. Tuttavia l'atteggiamento clericale di mantenere «statico» il dissidio tra Stato e società civile era obbiettivamente sovversivo e ogni nuova organizzazione espressa dalle forze che intanto maturavano nella società, poteva servirsene come terreno di manovra per abbattere il regime costituzionale monarchico: perciò la reazione del 98 abbatté insieme e socialismo e clericalismo, giudicandoli giustamente ugualmente « sovversivi » e obbiettivamente alleati. Da questo momento comincia pertanto una nuova politica vaticanesca, con l'abbandono di fatto del «non expe- dit» anche nel campo parlamentare (il Comune era tradizionalmente considerato società civile e non Stato) e ciò permette l'introduzione del suffragio universale, il patto Genti- Ioni e finalmente la fondazione nel 1919 del Partito Popolare. La quistione dell'esistenza di un'Italia reale e un'Italia legale si ripresenta in altra forma, negli avvenimenti del 24-26, fino alla soppressione di tutti i partiti politici, con l'affermazione dell'essersi ormai raggiunta l'identità tra il reale e il legale perché la società civile in tutte le sue forme era inquadrata da una sola organizzazione politica di partito e statale. Cfr Quaderno 1 (xvi), pp. 82 bis - 83 bis.

» j § {32). Piero Pieri, Il Regno di Napoli dal luglio 1799 al marzo i8o6t Napoli, Ricciardi, 1928, pp. 330, L. 25,00 (utile per comprendere meglio la Repubblica Partenopea attraverso la politica dei Borboni nel breve periodo della restaurazione) \ $ Cfr Quaderno 1 (xvi), p. 64 bis. § (33 ). Giovanni Maioli, Il fondatore della Società Nazionale, Soc. Naz. per la Storia del Risorgimento, Roma, 1928 (contiene 22 lettere di Giorgio Pallavicino e di Felice