Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, III.djvu/696

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i934: critica letteraria 2197 Jahier per il Proudhon)6, anche di carattere popolare-mili- tare, mal condita però dallo stile biblico e claudelliano dello scrittore, che spesso lo rende meno efficace e indisponente, perché maschera una forma snobistica di retorica. (Tutta la letteratura di Strapaese dovrebbe essere «nazionale-popolare» come programma, ma lo è appunto per programma, ciò che la ha | resa una manifestazione deteriore della cultura: il Longanesi deve anche aver scritto un libriccino per le reclute7, ciò che dimostra come le scarse tendenze nazio- nali-popolari nascano forse più che altro da preoccupazioni militari). La preoccupazione nazionale-popolare nell’impostazione del problema critico-estetico e morale-culturale appare rilevante in Luigi Russo (del quale è da vedere il volumetto su i Narratori)* come risultato di un «ritorno» alle esperienze del De Sanctis dopo il punto d’arrivo del crocianesimo. È da osservare che il brescianesimo in fondo è individualismo antistatale e antinazionale anche quando e quantunque si veli di nazionalismo e statalismo frenetico. «Stato» significa specialmente direzione* consapevole delle grandi moltitudini nazionali; è quindi necessario un «contatto» sentimentale e ideologico con tali moltitudini e, in una certa misura, simpatia e comprensione dei loro bisogni e delle loro esigenze. Ora, l’assenza di una letteratura nazionale-popolare, dovuta all’assenza di preoccupazioni e di inte* resse per questi bisogni ed esigenze, ha lasciato il «mercato» letterario aperto all’influsso di gruppi intellettuali di altri paesi, che « popolari-nazionali » in patria, lo diventano in Italia perché le esigenze e i bisogni che cercano soddisfare sono simili anche in Italia. Cosi il popolo italiano si è appassionato, attraverso il romanzo storico-popolare francese (e continua ad appassionarsi, come dimostrano anche i più recenti bollettini librari), alle tradizioni francesi, monarchiche e rivoluzionarie e conosce la figura popolaresca di Enrico IV più che quella di Garibaldi, la Rivoluzione del 1789 più che il Risorgimento, le invettive di Victor Hugo contro Napoleone III più che le invettive dei patrioti italiani contro Metternich; si appassiona per un passato non suo, si serve nel suo linguaggio e nel suo pensiero di meta-